Terre del Reno
20 Febbraio 2017
Presidio dei 30 dipendenti e dei sindacalisti per richiedere un incontro con la procedura fallimentare e una sospensione

Manifatture Bonzagni, rischio chiusura per messa in asta dei macchinari

di Redazione | 2 min

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di Serena Vezzani

Dosso. Hanno proclamato l’intera giornata di sciopero e di presidio presso i cancelli del sito produttivo i lavoratori dell’azienda dossese ‘Manifatture Bonzagni’, insieme alla Femca Cisl, dopo l’assemblea sindacale straordinaria, convocata  presso lo stabilimento.

Una situazione precaria, quella dell’azienda che, dopo il fallimento della vecchia società Manifatture Bonzagni Mb Srl, avvenuta con sentenza del tribunale di Ferrara il 13 gennaio 2015 e la creazione di una nuova società, deve rendere alla Curatela della precedente società un credito “non ancora condiviso” che sta portando alla messa in asta dei beni e dei macchinari.

“La cui vendita, – spiega Vittorio Battaglia, di Femca Cisl, – segnerebbe inevitabilmente la chiusura definitiva dell’azienda, presente a Dosso fin dal 1969, e alla perdita del lavoro da parte di 30 dipendenti”.

La società, produttrice d’imballaggi flessibili, è infatti una realtà “storica, la più grande d’Italia e forse d’Europa, in crescita e fortemente legata al made in Italy” spiega Franco Bianchi, general manager. E, dopo aver ripercorso le tappe che hanno portato alla crisi finanziaria, alla scissione con la vecchia azienda e al debito nei confronti della procedura fallimentare, ha ribadito la posizione dei lavoratori e dei sindacalisti: “I dipendenti hanno deciso di difendere i loro posti di lavoro, e stanno facendo di tutto per ottenere un incontro tra l’azienda e la procedura fallimentare. Si sono schierati convintamente nella posizione che tutte le parti coinvolte debbano ricercare una soluzione che possa consentire il proseguo della produzione, salvaguardando il lavoro come diritto fondamentale”.

Ma, ha sottolineato Bianchi, “auspico che già da domani possano riprendere il lavoro: finché non saremo falliti continueremo a mantenere in piedi la produzione, a mantenere i 29 posti di lavoro del 2015, i 30 del 2016 e le due assunzioni previste per il 2017”.

Per domattina è previsto un colloquio con il giudice d’esecuzione, col quale l’azienda spera d’ottenere la sospensione: “Per rimetterci seduti a un tavolo, al fine di trovare un accordo che salvaguardi tutti. Non mi spiego il muro che abbiamo trovato da un giorno all’altro con la procedura fallimentare, con la quale abbiamo sempre avuto un colloquio tranquillo e costruttivo”.

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