Cinesi sì, cinesi no. Ancora scontro Tagliani-Ascom
Il sindaco contro l'accusa di città dormitorio: “Dimostrano di non conoscere i dati del nostro turismo”
Cinesi sì, cinesi no. Non c’è solo la connotazione geografica dei flussi turistici in città a gelare i rapporti tra Comune di Ferrara e Ascom. La diatriba viene da lontano e il sindaco Tiziano Tagliani, dopo aver sorvolato con un discutibile “scunzamnestra” sulle critiche via social del direttore Davide Urban, torna sull’argomento.
E lo fa rimanendo fermo sulle proprie convinzioni, pur aprendo la porta alla possibilità di tornare a sedersi attorno a un tavolo per discutere di strategie attrattive per la città.
E così, dopo la replica di Urban e del presidente Giulio Felloni che chiedevano di andare oltre alla città dormitorio, il primo cittadino ribadisce che “il primo a sorprendersi della sistematica delegittimazione e negazione dei positivi risultati ottenuti dalla amministrazione in campo turistico sono proprio io”.
Tagliani ricorda come “già all’indomani della conferenza stampa sui risultati straordinari e riconosciuti in tutta Italia della mostra sull’Orlando Furioso, ebbi modo di rappresentare al dr. Urban che rilevare in senso critico come alla mostra vi siano più visitatori emiliano romagnoli che da territori più lontani era una affermazione tanto banale quanto inutile. Sarebbe davvero strano il contrario”.
Altrattanto stupito Tagliani si dice nel notare “che il direttore di Ascom, a fronte della rinnovata assenza alla conferenza stampa, ha fatto un post rilevando che la presenza dei cinesi non fa bene al nostro turismo dimostrando con ciò di non conoscere i dati che vedono un aumento di italiani di oltre il 10% (+ 40.000) valore medio più alto in Regione, come riconosciuto dall’assessore regionale al turismo”.
Ecco perché allora, a fronte della “dichiarata disponibilità collaborativa” offerta dai vertici Ascom, “mi sarei aspettato una discussione sul merito e non una liquidazione del lavoro di tante persone (pubblico e privato) con un click”.
Tagliani tocca quindi una questione annosa, quella della tassa di soggiorno, che ha permesso di destinare oltre 600mila euro nell’ultimo anno alle iniziative di Ferrara Arte. E questo mentre Urban auspicava di dirottare parte di quei proventi verso una cabina di regia che includesse organizzazioni del turismo e le associazioni di categoria.
“Ho il dovere – conclude infatti il sindaco – di difendere questo lavoro, posto che in città non sono poi tanti gli effettivi contributi positivi agli obiettivi comuni (e non del Comune) se ci sono idee diverse sull’utilizzo della imposta di soggiorno per aprirsi al “mercato europeo” parliamone”.