Cronaca
25 Gennaio 2017
In viale Cavour fino a 14 richiedenti asilo in appena 150 metri quadri. Liti continue, rumori e condizioni igieniche precarie

Migranti stipati in condominio, “situazione esplosiva” che finisce in procura

di Redazione | 2 min

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Ora ci sono 12 persone stipate in un appartamento di 150 metri quadri, ma in alcuni periodi il numero sale fino a 14. Le liti sono all’ordine del giorno, i rumori continui, le condizioni igieniche lasciano parecchio a desiderare. È la situazione descritta dai condomini dello stabile di viale Cavour 51, nei pressi dell’hotel Astra, dove, al quinto piano, trovano alloggio a rotazione alcuni richiedenti asilo.

Ne possono essere sistemati temporaneamente, come detto, fino a 14, e la situazione di “assembramento” crea una difficile convivenza tra i migranti, attualmente tutti nigeriani. Tanto che lunedì della settimana scorsa una forte lite, scoppiata in orario notturno, ha costretto alcuni condomini a chiamare la polizia per sedare gli animi e riportare tutto alla tranquillità. Ma non è il solo problema riscontrato. Chi risiede nel palazzo parla di urina che scende dal soffitto dell’appartamento e di escrementi trovati in bagno, nel lavabo e nella doccia.

A denunciare quanto avviene nell’appartamento è stato lo stesso amministratore del condominio, che lunedì 23 gennaio ha presentato un esposto a prefetto, questore e sindaco, descrivendo la situazione ‘esplosiva’ venutasi a creare e i disagi per tutti coloro che occupano lo stabile: 35 tra famiglie e uffici. È in attesa di una risposta, nella speranza che per questi richiedenti asilo possa essere trovata una sistemazione più adeguata. “Indipendentemente da fatto che  si tratti o meno di migranti – spiega – è proprio l’assembramento di persone a creare grossi problemi di convivenza all’interno dell’appartamento, problemi che si ripercuotono sugli altri condomini”.

L’alloggio in questione è gestito dalla cooperativa ‘Vivere Qui’, che spenderebbe circa 700 euro al mese di affitto oltre a 5mila euro l’anno di spese condominiali. Una cooperativa che, secondo la consigliera regionale Raffaella Sensoli (M5S), vicepresidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali, avrebbe rapporti con Camelot ancora da chiarire. È dello scorso novembre, infatti, l’interrogazione della Sensoli sull’associazione temporanea d’impresa (Ati) – di cui Camelot sarebbe capofila e in cui figurerebbe anche Vivere Qui – che aiuta l’Asp (Azienda Servizi alla Persona) nella gestione dei servizi ai migranti. I dubbi sollevati dalla consigliera regionale riguardano proprio la natura di cooperativa a mutualità prevalente di Vivere Qui e i suoi eventuali rapporti con Camelot, rispetto ai quali ha chiesto chiarimenti e spiegazioni alla stessa Regione, invocando maggiori controlli in merito.

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