Spettacoli
21 Novembre 2016
Evento conclusivo della rassegna “Uno sguardo al cielo”

“Appunti Antigone” al Centro teatro universitario

di Redazione | 2 min

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Locandina _Appunti Antigone_ 2016Giovedì 24 novembre, ore 21, al Centro Teatro Universitario andrà in scena “Appunti Antigone” uno studio teatrale ispirato all’omonima tragedia di Sofocle diretto da Michalis Traitsis (Balamòs Teatro).

Evento conclusivo della rassegna “Uno sguardo al cielo”. Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili, con prenotazione obbligatoria tramite invio di una mail a conversazionilutto@unife.it o telefonando al numero 349/3593164.

Antigone, il dramma di una donna di cui, nei secoli si è detto, scritto, interpretato, riletto, messo in scena, da diversi punti di vista e contesti. Un nome, Antigone – “nata contro” – che già di per sé sembra introdurre il tema portante della tragedia: l’opposizione e lo scontro tra le leggi della natura e quelle del potere, tra la pietas e la ragion di stato, tra l’amore e i razionali principi della legge, tra la vita e la morte, tra la giustizia e il suo contrario. Antigone che diviene metafora e mito di ogni ribellione, in particolare quella femminile, non solo come asserzione di una supremazia etica della donna, ma come profondità della cura che non contempla abbandoni, ma solo comprensione, vicinanza, com/passione, al di fuori e al di sopra dell’accanimento e della irriducibilità del potere. Antigone che oltrepassa ogni confine, lingua, pelle e religione, nella resistenza e coerenza alle leggi di umanità, in lotta contro le crudeli e bendate leggi terrene. Il copione proposto attinge da svariati testi su Antigone. Non segue disciplinatamente il susseguirsi della tragedia sofoclea ma procede come un quaderno di appunti e di accenni di quadri, in un esercizio continuo di luci e ombre, che del resto punteggiano il dramma in ogni versione. E come in una fotografia che indugia su un dettaglio e s’imprime in una precisa angolatura, lo sguardo di Antigone viene colto in un profondo senso di solitudine e nella malinconia della perdita. E forse il teatro, la cui forza è trasformare il dolore, persino la morte, in immagine poetica, alla fine interroga se stesso e lo spettatore: se e come sia possibile recuperare la vista, ritrovando uno sguardo di desiderio e di impegno per ricercare nuove rotte. E provare a ripartire ogni volta. Oltre ogni morte e sconfitta.

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