Spettacoli
19 Novembre 2016
I loro compagni d'avventura si sono esibiti per la prima volta insieme a Ferrara grazie a “Aspettando Godot”

Lolli e Guccini: cantastorie del ventesimo secolo

di Redazione | 4 min

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Più di tre ore di musica per una serata omaggio a Francesco Guccini e Claudio Lolli, i due grandi cantautori emiliani che hanno scritto alcune delle pagine più importanti della musica italiana d’autore del secondo dopoguerra.

È successo venerdì sera alla Sala Estense in piazza del Municipio a Ferrara: in occasione della quinta edizione di “Storica e Nuova Canzone d’Autore”, l’associazione “Aspettando Godot” è riuscita a riunire sul palco in un unico evento, per la prima volta in Italia e in esclusiva per città di Ferrara, i musicisti storici di Claudio Lolli e i Musici di Guccini.

Proprio come se l’Appennino fosse una corda di chitarra che continua a far suonare la canzone d’autore, a scaldare il pubblico in apertura è stata la band un po’ bolognese e un po’ modenese dei Méséglise con alcuni brani tratti dal loro nuovo lavoro “Stranamente sereno”.

Il quintetto formato da Marco Giovannini (voce solista, chitarra 6 e 12 corde), Maurizio Lettera (batteria e percussioni), Paolo Nannetti (tastiera, chitarra 6 e 12 corde, organino bolognese, voce), e dalle nuove arrivate Maya Seagull e Maria Robay (rispettivamente basso elettrico e voce
 e violino), ha l’ambizione di porsi come cerniera fra la tradizione del progressive rock e quella della canzone d’autore per arrivare a creare un rock emozionale.

È stato poi Lauro Venturi, amico e sostenitore dell’associazione Aspettando Godot, a introdurre gli ospiti principali: “ricordo più di quaranta anni fa a Crevalcore Lolli e Guccini esibirsi con solo due chitarre”, “sono molto più di due artisti, ogni album è un’attesa e ogni canzone è un’occasione di riflessione”; “ci hanno insegnato a guardarci dentro e soprattutto che senza giustizia non c’è libertà”.

I musicisti saliti sul palco durante la serata sono i compagni di avventura di questi due grandi personaggi, cantastorie del ventesimo secolo, “una parte indispensabile degli album e dei concerti”, ha sottolineato Venturi. Artigiani della musica, virtuosi dei propri strumenti, generosi sul palco ieri come oggi.

musici gucciniI primi a esibirsi sono stati i musicisti storici di Claudio Lolli: presto torneranno a suonare tutti insieme in un album di inediti intitolato “Il grande Freddo” che uscirà a febbraio 2017. Sono: Danilo Tomassetta, Paolo Capodacqua e Roberto Soldati. È stato proprio quest’ultimo a raccontare come è nata la collaborazione con Lolli.

“Nel 1974 Bologna era al centro di un grande fermento – ha raccontato Soldati – Danilo e io, che facevamo parte di una band rock e guardavamo i cantautori un po’ dall’alto in basso, frequentavamo il Collettivo dei Musicisti Bolognesi. Proprio lì una sera Claudio ci ha avvicinati perché ci ha detto che stava cercando un arrangiamento diverso per un nuovo testo”.

Così è nata “Suite degli zingari felici” e così è cominciata “un’amicizia che dura ancora oggi e che da trentadue anni ci sta facendo crescere insieme”. Venerdì sera i tre hanno dedicato questo brano a Peppino Impastato, perché “quando abbiamo suonato a Cinisi suo fratello Giovanni ci ha confessato che era una delle sue canzoni preferite e che la faceva girare spesso nella sua radio”, ha spiegato Capodacqua.

Gran finale di serata con i Musici di Guccini, più scanzonati e istrionici, sempre alla ricerca della complicità del pubblico in sala fin dalla presentazione, dopo l’apertura con “Canzone per un’amica”: “Noi facciamo queste canzoni di Francesco… De Gregori”. Pierluigi Mingotti (basso), Ivano Zanotti (batteria) e la grande esperienza di Antonio Marangolo (sax), Vince Tempera (tastiere) e Flaco Biondini (voce e chitarra) portano in tour i successi del “Maestrone”, come lo chiamano loro, “da quando ha deciso di ritirarsi”, ha detto Biondini con un po’ di nostalgia.

Da “Vedi cara” a “Canzone delle osterie di fuori porta” a “La locomotiva” e poi “Cyrano” e “Il vecchio e il bambino”, i Musici danno un’interpretazione fresca, prendendosi qualche libertà qui e là proprio perché queste canzoni le conoscono così bene e sanno bene come ridare loro voce senza tradirne lo spirito. L’ultimo brano è “L’avvelenata”, quasi volessero rispondere a chi si domanda perché continuare a suonare e ascoltare nel 2016 i testi di Guccini e di Lolli, che ci parlano di amori e amicizie trovati e finiti in piazza o nelle osterie fra lotte operaie, ideali anarchici e stragi di stato: “Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso, mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare: ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!”.

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