Cronaca
13 Ottobre 2016
Il segretario del Coisp alla sbarra per le sue parole sulla veridicità della foto esposta da Patrizia Moretti durante il sit-in del marzo 2013

Aldrovandi. Prende il via il processo per diffamazione contro Maccari

di Redazione | 2 min

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Franco Maccari

Franco Maccari

Si è aperto lunedì nel tribunale di Ferrara il processo per diffamazione a carico di Franco Maccari, segretario nazionale del Coisp, per le parole pronunciate durante il convegno del sindacato di polizia nel marzo 2013, il giorno dell’ormai noto sit-in di piazza Savonarola.

Il processo nasce dalla querela presentata da Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, per quanto affermato da Maccari sulla foto che lei stessa aveva esposto scendendo in piazza durante la manifestazione del sindacato, ritraente Federico con una grossa chiazza di sangue dietro la testa, fosse non veritiera, attaccando la stampa per non averlo rilevato. La Moretti ha poi presentato una remissione di querela per chiudere la vicenda, ma non è stata accettata dal segretario del Coisp, che ha ribadito la sua volontà di proseguire anche durante l’udienza.

Il suo difensore – l’avvocato Eugenio Pini – ha presentato alcune questioni preliminari, contestando innanzitutto un difetto di competenza per il tribunale, poi la la validità della querela chiedendo la non procedibilità per una questione di autenticazione della firma di Patrizia Moretti e, infine, una carenza di legittimità da parte della madre di Federico perché le parole di Maccari perché, al massimo, “la direzione ‘lesiva’ delle parole di Maccari era verso la stampa”, e non già verso Patrizia Moretti.

Le sue parole furono: “Stampa vigliacca e penosa che ha pubblicato cose ignobili, compreso il non voler prendere atto che la foto di stamattina (quella di Federico Aldrovandi mostrata dalla madre durante la manifestazione, ndr) non è stata ammessa in tribunale perché non veritiera”.

Il pm Stefano Longhi si è opposto a tutte le eccezioni, trovando d’accordo anche il giudice Alessandra Testoni. Si è passati così all’ammissione delle prove – tra le quali la registrazione  audio di una parte del convegno effettuata da un giornalista di Estense.com – ed è stata ascoltata come testimone Patrizia Moretti che ha spiegato perché quel giorno scese in piazza con la foto del figlio e il patimento che gli provocarono quel sit-in e le parole del segretario del Coisp.

Si proseguirà ad aprile con l’escussione degli altri testimoni che quel giorno erano a Palazzo Roverella per assistere al convegno.

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