CC BY 2.0/ Creative Commons Bassem Jarkas
C’è anche una ditta di Ferrara, la Tryeco 2.0, tra le tre imprese che con grande riservatezza ed un lavoro di molti mesi hanno realizzato ex novo una opera monumentale che l’Isis aveva distrutto in Siria ed Iraq, e che sarà esposta dal 6 ottobre nel Colosseo a Roma.
La Tryeco 2.0 ha realizzato la riproduzione in scala 1:1 del soffitto del tempio di Bel a Palmira con tecniche miste, attraverso l’inedito impiego di un robot antropomorfo e di due stampanti 3D (una a filamento, l’altra a polvere di gesso).
L’opera sarà esposta nella mostra “Rinascere dalle Distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira” che sarà inaugurata il 6 ottobre alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Ministro dei beni e della attività culturali Dario Franceschini.
Il soffitto del tempio di Bel, di cui restavano solo dei frammenti dopo l’attacco dell’Isis, non sarà l’unico monumento a rivivere nella capitale fino all’11 dicembre. Sempre in Italia, infatti, sono stati ricostruiti anche il Toro di Nimrud con la testa dalle fattezze umane e la sala dell’archivio di Stato del palazzo di Ebla, che custodiva 17.000 tavolette cuneiformi.
Questi tre importantissimi manufatti distrutti, danneggiati o sviliti dalle guerre e dalla furia iconoclasta nel vicino Oriente si ergono nuovamente davanti ai milioni di visitatori del Colosseo. Lo scopo è sensibilizzare il pubblico internazionale alla conoscenza, alla cultura e alla salvaguardia di luoghi e monumenti, patrimonio dell’umanità. Un modo anche per favorire il dibattito sulla ricostruzione di quanto viene distrutto, e sul restauro di quanto resta.
L’esposizione, che ha il patrocinio dell’Unesco, è ideata e curata da Francesco Rutelli e Paolo Matthiae con l’impegno dell’Associazione Incontro di Civiltà e il fondamentale sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, promossa e realizzata dalla Soprintendenza Speciale per Il Colosseo e l’Area archeologica centrale di Roma, con Electa.
La rinascita di questi monumenti, clamorose testimonianze delle antiche civiltà del Medio Oriente e del loro profondo rapporto culturale con il Mediterraneo, è stata possibile grazie al lavoro altamente qualificato e specializzato svolto da tre aziende italiane, di cui una ferrarese, appunto, con il ricorso a tecnologie innovative. Tutta la lavorazione è stata eseguita sotto la guida di un comitato scientifico di archeologi e storici dell’arte.
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