Cronaca
7 Giugno 2016
Martellate e fendenti. Dieci anni ad Alì Nazakat per la spedizione punitiva

Cercò di uccidere il cognato, la conferma della Cassazione

di Redazione | 2 min

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nazakat 3La Cassazione ha confermato la condanna a 10 anni 5 mesi e 10 giorni comminata in Appello ad Alì Nazakat, 35enne pakistano che il 4 ottobre 2013, si rese protagonista di una brutale aggressione ai danni del cognato, fratello della moglie, “colpevole” di aver prestato soccorso alla donna per via della sua drammatica situazione familiare. Un’aggressione feroce e spietata ma soprattutto, secondo i giudici, premeditata.

Secondo l’accusa il 35enne, difeso dagli avvocati Giulia Zerpelloni e Alberto Bova, ideò una vera e propria spedizione punitiva nel tentativo di far tornare a casa la moglie, fuggita in casa del fratello per paura delle sue abitudini sempre più violente e fuori controllo.

Alì Nazakat si era sposato nel paese d’origine con la donna che la famiglia aveva scelto per lui e alcuni anni dopo si fa raggiungere da lei e dai loro primi tre figli a Ferrara, dove lui già vive e lavora. Sono anni di violenze fisiche e sessuali, costrizioni, segregazioni. La signora Nazakat non può uscire di casa senza di lui, né imparare l’italiano. L’uomo le ha anche requisito i documenti. Le violenze proseguono durante la gravidanza del quarto bambino, concepito in Italia. Nel giugno 2013, picchiata per l’ennesima volta, temendo per la propria incolumità la donna si allontana da casa incinta del quarto figlio, mentre i tre fratelli rimangono provvisoriamente presso il padre. Chiede aiuto al Centro Donna Giustizia, sporge denuncia e viene ospitata dalla sorella, anch’essa residente a Ferrara insieme al marito, e ai loro bambini.

Nazakat però non si rassegnò e quel 4 ottobre del 2013 aspettò che la sua vittima, Hussain Ishiaq, accompagnasse i figli a scuola per poi seguirlo fino a un parchetto pubblico e aggredirlo, fino quasi a ucciderlo, con una martellata in testa e diversi fendenti con un coltello.

Hussain Ishiaq, parte civile attraverso l’avvocato Gianni Ricciuti, si salvò per miracolo. Quando fu sorpreso da Nazaqat nel parchetto, fu colpito a tradimento alla nuca con una violentissima martellata e poi, ormai a terra semitramortito, riuscì a fermare con le mani alcune delle coltellate che l’altro gli infieriva nel tentativo di finirlo. Una volta crollato al suolo riuscì a trascinarsi nei pressi di una scuola materna, dove fu soccorso da un connazionale e trasportato dal 118 all’ospedale di Cona. Oltre al grave trauma cranico aveva rimediato anche la rescissione dell’arteria intercostale, perse quindi i sensi ancora prima dell’arrivo dei soccorsi e fu solo grazie agli sforzi del personale medico dell’ospedale di Cona che la giornata non si concluse con un tragico lutto.

Ishiaq, che non vide un euro della provvisionale dovuta dal cognato, venne risarcito dalla Fondazione Emiliano Romagnola per le Vittime dei Reati.

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