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2 Giugno 2016
Mostra aperta fino al 31 luglio sull’Isola di san Giorgio Maggiore a Venezia

Il Vetro degli architetti alla Fondazione Cini

di Redazione | 4 min

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Il Vetro degli Architetti. Vienna 1900-1937 a cura di Rainald Franz, aperta fino al 31 luglio sull’Isola di san Giorgio Maggiore a Venezia, mette a fuoco per la prima volta l’influenza epocale che i progetti dei giovani architetti del Modernismo Viennese esercitano sullo sviluppo dell’arte vetraria a Vienna. Con oltre 300 opere provenienti dalla collezione del Mak –Museo Austriaco di Arti Applicate /Arte contemporanea di Vienna e da collezioni private, la mostra presenta infatti la genesi della moderna arte vetraia in Austria tra il 1900 e il 1937, un periodo molto fervido, compreso tra gli ultimi decenni dell’Impero Austro-Ungarico e la Prima Repubblica. Dopo Il vetro finlandese nella collezione Bischofberger, questa è la seconda esposizione sulle scuole nazionali dell’arte vetraria in Europa del XX secolo, organizzata da Le Stanze del Vetro, progetto culturale pluriennale promosso dalla Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung, per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del XX e XXI secolo.

A cavallo del 1900, un gruppo di giovani architetti e designer, allievi di Otto Wagner, delle accademie e delle scuole di architettura, sviluppò uno speciale interesse per la lavorazione del vetro, al tempo eletto anche in architettura come materiale modernista per eccellenza. Protagonisti del Modernismo Viennese, come Josef Hoffmann (1870-1938), Kolman Moser (1868-1918), Joseph Maria Olbrich (1867-1908), Leopold Bauer (1872-1938), Otto Prutscher (1880-1949), Oskar Strnad (1879-1935), Oswald Haerdtl (1899-1959) e Adolf Loos (1870-1933), oggi famosi in tutto il mondo, aprirono la strada ai primi pioneristici sviluppi nella moderna produzione vetraria ornamentale e funzionale, lavorando direttamente nelle fornaci con l’obiettivo di comprendere a fondo il materiale.

Gli architetti viennesi misero in atto il profondo rinnovamento dei metodi e dei materiali avviato dall’Accademia di Vienna e della scuola viennese di arti e mestieri (Wiener Kunst-gewerbschule ) anche attraverso scuole di specializzazione (Fachschulen) come quelle di Steinschӧnau e Haida, centri dell’industria vetraria Boema. La collaborazione tra architetti e designer e l’integrazione di queste innovazioni nella produzione, grazie al contatto diretto con i vetrai viennesi e intermediari come E. Bakalowits & Sӧhne e J.& L. Lobmeyr e con aziende produttrici come Johann Lӧtz Witwe, consentì la diffusione di una concezione del design radicalmente innovativa. Gli architetti avevano infatti la possibilità di visitare le vetrerie e di elaborare le loro concezioni. Questo nuovo approccio era in linea anche con l’atmosfera di riforma artistica diffusa dal movimento della Secessione Viennese, così come dalla Wiener Werkstӓtte (1903-1932) e dal Werkbund tedesco e austriaco (associazione di artigiani fondate rispettivamente nel 1907 e nel 1912) con l’obiettivo di “nobilitare” il lavoro dei produttori e di incoraggiare la collaborazione tra arte, artigianato e industria.

Il Vetro degli Architetti. Vienna 1900-1937, attraverso l’accostamento di oggetti di vetro, e dei loro progetti con disegni e fotografie d’epoca, in un allestimento originale che restituisce il gusto dell’epoca, mira a far rivivere le impressioni sbalorditive che questi oggetti così radicalmente moderni, crearono nel pubblico. L’allestimento ripropone, inoltre, esempi di carta da parati e tessuti della Wiener-Wisgrill, che complementano gli elementi decorativi dei vetri. La mostra ripercorre cronologicamente le tappe attraverso cui il vetro d’arte disegnato dagli architetti viennesi divenne un marchio e una costante nelle importanti esposizioni del periodo. Partendo dagli esordi dell’ottava mostra della Secessione, presentata a Vienna nel 1900 (stanza 1) e dalla fondazione della Wiener Werkastӓtte nel 1903 con la sua produzione successiva (stanza 2 e 3), il percorso passa in rassegna i vetri del periodo bellico e classicista dell’esposizione del Werkbund a Colonia nel 1914 (stanza 4 e 5), per arrivare fino ai lavori presentati all’Esposizione internazionale di Parigi del 1925 e ai vetri degli anni Venti e Trenta, tra i quali spicca l’unico progetto in vetro di Adolf Loos, il Trinkservice No.248 del 1931, uno dei servizi di bicchieri più noti della Lobmery, ancora oggi in produzione (stanza 6). La settima sala ospita la ricostruzione integrale, realizzata dal Mak, del Boudoir d’une grande vedette,

la sala di vetro progettata da Josef Hoffman per il padiglione austriaco dell’esposizione universale di Parigi del 1937.

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