Attualità
28 Aprile 2016
Il genio creativo dell'ingegnere ricordato dal Panathlon Club di Ferrara

L’ineguagliabile mito di Lamborghini

di Redazione | 3 min

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Che storia quella di Ferruccio. Ineguagliabile genio di un’Emilia, vocata al motorismo. Un mito e una leggenda, come quella del Drake, della Ferrari e del “Cavallino Rampante”. Quello dell’ingegner Lamborghini, e del “Toro” che ne simboleggia l’attività, è prima di tutto, infatti, la storia di un imprenditore locale – purosangue centese nacque infatti a Renazzo nel 1916 -, come solo il secondo dopoguerra seppe creare, specie sull’asse della via Emilia. Un creativo a tutti gli effetti che traspose l’idea della jeep militare statunitense a quella del trattore agricolo (Cento 1948), che lanciò la produzione di bruciatori e caldaie silenti (Dosso di Sant’Agostino), a basso volume acustico rispetto a quello degli allora competitor, di pompe oleodinamiche (Funo di Argelato) e che sul finire degli anni ’50 volle sfidare proprio la casa di Maranello, dopo un confronto con l’ingegner Ferrari sul funzionamento della frizione della 250 Gt appena acquistata.

dell’avventura imprenditoriale di Ferruccio Lamborghini, in concomitanza con le celebrazioni del centenario della nascita previste su scala mondiale, ne ha parlato ieri sera il nipote Fabio Lamborghini (figlio del fratello Giorgjo) incoming manager presso il Museo storico di Funo d’Argelato (fino a poco tempo fa ubicato a Dosso) nel corso della serata conviviale Panathlon Club Ferrara a cui hanno partecipato anche Clarissa Burt, attrice e imprenditrice della moda, Paolo Govoni, presidente della Camera di Commercio Industria e Artigianato di Ferrara, Riccardo Zavatti, numero uno dell’Officina Ferrarese (motorismo storico) e Stefano Moroni, regista e scrittore.

Luciana Boschetti Pareschi, presidente locale Panathlon, ha introdotto il tema Ferruccio Lamborghini: cento anni di idee diventate un mito, poi sviluppato da Gabriele Manservisi, vice presidente del club, in veste di moderatore. “Cosa gli rispose Enzo Ferrari? La macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori, non le Ferrari”. La rivalsa fu tale che il problema della frizione fu risolto applicando un sistema adottato sulle parti meccaniche del trattore agricolo ma soprattutto diede il via alla nascita della Lamborghini Automobili (1963) nello stabilimento di Sant’Agata Bolognese. “La Miura, auto leggendaria e avveniristica che ha fatto epoca, ha portato all’estero il marchio Lamborghini. Lo zio, esempio di impegno, umiltà e dedizione, si è sempre avvalso di bravi collaboratori: ricordo la presenza agli albori degli ingegneri Dallara (quello del team Dallara presente in F1 alcuni decenni fa) e Stanzani. Ed anche l’apporto di un designer prestigioso come Bertone”. Oggi la Lamborghini Auto è di proprietà del gruppo Audi/Wolskwagen: l’attuale management varerà il modello Centenario in omaggio al fondatore del gruppo industriale che aveva al suo interno anche la produzione di pannelli solari e generatori d’aria. La dismissione di alcune attività non fece perdere l’efficacia sul mercato al brand Lamborghini, la cui gestione è stata presa in carico decenni orsono dal figlio Tonino. Mentre Ferruccio si dedicò alla coltivazione di vigneti in Umbria, oggi è Tenuta Lamborghini, per la produzione di vini di alta qualità: morì nel 1993, fu tumulato a Renazzo ricordando che in quell’occasione periva anche un pezzo di storia dei mille dipendenti delle sue aziende.

“Questa è una provincia che ha grandi eccellenze. Bisogna ripartire da queste. Quella di Lamborghini è la storia di un uomo, con le sue passioni, e il desiderio di realizzare un’idea, un sogno, talvolta anche contro tutti gli impedimenti”, ha chiosato Paolo Govoni, il presidente della Camera di Commercio. Un motivo che ha permesso a Clarissa Burt di decantare quanto sia sempre efficace nel mondo la creatività del made in Italy, come quello di Lamborghini, e a Riccardo Zavatti, di valorizzare le 27 edizioni della manifestazione Valli & Nebbie di automobilismo storico.

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