Vigarano
19 Marzo 2016
I legali dei due coniugi rispondono alle affermazioni del sindaco e dei funzionari comunali

Caso Zaniboni, la famiglia non molla: “Casa inagibile, fate sopralluogo”

di Redazione | 5 min

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Immagine d’archivio

Vigarano Pieve. I coniugi Zaniboni non mollano. E fanno intervenire i propri legali per dare alcune precisazioni, dopo le dichiarazioni del sindaco e dei funzionari comunali, in merito all’agibilità della casa di proprietà a Vigarano Pieve, lesionata dal sisma di tre anni fa e resa inizialmente inagibile fino al luglio scorso, quando la casa tornò ad essere agibile senza alcun intervento di ristrutturazione.

Precisazioni che partono dall’inizio di tutta la vicenda. Da quando cioé, dopo il sisma del 2012, i tecnici della Protezione civile si espressero in termini di inagibilità dell’intero edificio “per alto rischio strutturale”. “Dunque – spiegano i legali della famiglia, Giovanni Govi e Valerio Guazzarini – i tecnici della famiglia Zaniboni, peraltro qualificatissimi esperti che hanno redatto perizie e formulato valutazioni sotto la propria responsabilità, in sostanza si sono espressi in linea con quanto era già stato accertato dalla Protezione Civile. S’aggiunga che in conformità con quanto attestato dalla Protezione civile si è anche recentemente espresso il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ferrara che, in esito a sopralluogo del 18 gennaio 2016, ha confermato come l’intero fabbricato in questione sia, nella sua interezza, non fruibile proprio a causa delle “lesioni diffuse alle strutture” derivanti dalle scosse sismiche verificatesi durante il terremoto del 20–29 maggio 2012”.

La famiglia, ricordiamo, ha presentato la documentazione per ottenere i fondi per il ripristino a febbraio 2015, a tre anni dal sisma, e da quel momento è partito l’iter per l’assegnazione dei fondi. A luglio 2015, però, dopo il sopralluogo dei tecnici incaricati dal Comune e dal Commissario regionale a effettuare la perizia definitiva, la casa viene dichiarata agibile e i coniugi Zaniboni hanno potuto farvi ritorno.

“Dunque, il Comune – aggiungono gli avvocati dei coniugi Zaniboni – con il diniego di contributi e la revoca dell’Ordinanza di sgombero (ossia con gli atti impugnati innanzi al Tar nel giudizio tutt’ora in corso), ha ritenuto di basarsi sugli asseriti (e contestati) esiti di quell’unico sopralluogo svolto – in pochi minuti e senza particolare approfondimento – dall’Ufficio Intercomunale. Ciò, quando, invece, tutti i sopralluoghi e le verifiche analitiche e circostanziate condotte dagli altri tecnici (ossia, tanto da quelli incaricati dalla proprietà, quanto da quelli della Protezione civile e dal Comando dei Vigili del Fuoco) hanno portato all’accertamento dell’inagibilità dell’intero immobile per gravi lesioni alle strutture. Quanto, poi, allo stato del contenzioso, si tiene a ribadire come, ad oggi, si siano avuti soltanto pronunciamenti relativi alla cosiddetta “fase cautelare”, non essendosi ancora giunti ad una disamina nel merito da parte del Tar (innanzi al quale la causa tutt’ora pende). In proposito, fermo che nel caso di specie risulta sussistere un gravissimo pregiudizio per la famiglia Zaniboni (atteso che l’inagibilità della propria abitazione incide anche sui diritti – costituzionalmente garantiti – alla casa e all’incolumità), v’è, comunque, da evidenziare che il Consiglio di Stato, nell’Ordinanza con cui si è esclusivamente pronunciato in via cautelare, ha rilevato che “il provvedimento di diniego dei contributi comporta un danno di natura patrimoniale”.

La conseguenza, se le ragioni della famiglia Zaniboni dovessero essere accolte nel merito, sarà l’obbligo dell’Amministrazione comunale di risarcire 917.637 euro più Iva ai coniugi (cifra corrispondente ai contributi negati), oltre a interessi e rivalutazione e “oltre ad ulteriori danni subiti e subendi anche sotto il profilo morale, esistenziale, biologico e psicofisico”. Il legali rimarcano in proposito come l’Ordinanza del Consiglio di Stato riconosca la rilevanza dell’accertamento tecnico per la cui ammissione rimanda al Tar. “Il che – spiegano – è, in verità, in linea con la richiesta di Consulenza Tecnica d’Ufficio formulata da parte Zaniboni sin dal ricorso introduttivo al Tar. La famiglia Zaniboni, infatti, sin dal primo atto del contenzioso in essere, ha richiesto che lo stato della propria abitazione (e, dunque, il livello di danno e l’inagibilità della stessa) vengano, per l’appunto, constatati da un tecnico nominato dal Tar e, dunque, da un tecnico che dovrà essere super partes. V’è, dunque, non solo la disponibilità all’effettuazione di ulteriori verifiche (per quanto le risultanze degli accertamenti svolti dalla Protezione civile, dal Comando dei Vigili del Fuoco e da tutti i tecnici incaricati dalla Proprietà, siano conformi nell’attestare la richiamata inagibilità dell’intero immobile), ma nuovi accertamenti sono addirittura auspicati, purché condotti da tecnici effettivamente obiettivi”.

Gli avvocati della famiglia rispondono anche ai riferimenti fatti da sindaco e funzionari comunali alle richieste di sopralluogo dei tecnici della Regione e al fatto che i due coniugi, per tre volte, non si siano fatti trovare in casa rendendo di fatto impossibile i sopralluoghi: “Di tali richieste – dicono – due non sono state accolte per insufficiente preavviso e per sussistenza di precedenti impegni della famiglia Zaniboni. L’ultima richiesta di sopralluogo, invece, è stata declinata in considerazione della circostanza che, nelle more, è avvenuto il deposito, presso la Procura della Repubblica di Ferrara, di una denuncia da parte della signora Zaniboni e dunque, nella consapevolezza che la ridetta denuncia avrebbe potuto minare la serenità dei funzionari regionali che si fossero espressi, ritenendo opportuno rinviare ogni ulteriore accertamento in attesa degli accertamenti della Magistratura”.

La famiglia Zaniboni tuttavia rinnova la propria disponibilità all’effettuazione di un sopralluogo “nell’auspicio che ciò finalmente conduca ad una definizione rapida ed obbiettiva della vicenda e, dunque, non determini ulteriori ingiustizie a carico della famiglia Zaniboni”. “Ciò, sempre fermo che l’inagibilità dell’immobile già risulta dalla documentazione tecnica da tempo in possesso del sindaco”, aggiungono i due legali.

“D’altro canto – è la conclusione degli avvocati della famiglia Zaniboni – tale rinnovata disponibilità viene ad essere esternata anche in considerazione della circostanza che il sindaco, sul quotidiano online “Estense.com” , ha, comunque, pure dichiarato “l’attiguo fienile, che è ufficialmente inagibile e riceverà i fondi per il ripristino”. Anche se, in verità, nel caso di specie, come abbondantemente documentato, ciò che viene definito “fienile” è, a tutti gli effetti, parte dell’unica abitazione, le riportate affermazioni del sindaco costituiscono una novità che ci si augura possa essere un primo passo verso il riconoscimento alla famiglia Zaniboni di tutto ciò che alla stessa spetta”.

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