Cronaca
10 Dicembre 2015
Gli esiti del questionario del centro di mediazione di Ferrara

La paura? Ci si convive alla Gad

di Redazione | 2 min

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indexdi Carolina Fiorini

Perché c’è bisogno di fare un questionario sulla paura? Perché è un sentimento ricorrente nella zona giardino, tra corso Piave e via Ortigara, tra il piazzale della stazione, piazzale Castellina e via Cassoli.

Le rappresentazioni sociali della paura acquisiscono sembianze e sfumature diverse a seconda di chi le vive. Il centro di mediazione di Ferrara ha presentato il report dei dati raccolti nell’indagine sulla sensazione di paura svolta sul territorio del quartiere giardino che ha interessato residenti, associazioni, e altri “punti antenna” del quartiere, per approfondire la conoscenza del territorio e rilevare quali e quante declinazioni può assumere la sensazione di paura.

Hanno risposto 181 persone, di cui 89 uomini, 92 donne, 32 stranieri e 149 italiani. “Crimini, degrado urbano, paura dell’immigrato, emozioni negative (ignoranza, indifferenza, solitudine), la crisi economica e l’immigrazione” sono le paure che riempiono i gradini più alti della graduatoria odierna, esposta da Anna Lugaresi e Nicola Bogo, rappresentanti del centro di mediazione sociale del comune di Ferrara. La criticità della situazione e della sicurezza in zona giardino è sotto gli occhi di tutti e continuo motivo di dibattito; infatti, nonostante le iniziative delle istituzioni che vivono la zona, la voce e la frustrazione dei residenti è sempre più forte: “inciviltà, degrado dell’ambiente, pericolo, spaccio e prostituzione, sono le cose che ci fanno veramente paura, e non il colore della pelle, sappiamo che la criminalità è legata solo ad un certo tipo di immigrazione – dichiara un rappresentante del comitato zona stadio –; chi vive in questa zona però ha paura, la notte aspetta i figli alla finestra e questa situazione sembra non cambiare. Chiediamo più sicurezza urbana”.

A distanza di tanti anni dalla nascita il problema in zona Giardino rimane e la volontà di chi vive il quartiere “non è fare dei facili luoghi comuni”, ma “affrontare il problema cercando delle soluzioni concrete”: “c’è paura di ammettere le proprie paure, e ci sono quattro grandi libertà – afferma Daniele Lugli, presidente emerito del movimento nonviolento –: la libertà dal bisogno, di religione, di parola, e la libertà dalla paura ed è quest’ultima che innesca le altre”.

La denuncia della criticità della situazione esposta dal centro di mediazione sociale, assieme al sostegno delle altre istituzioni che operano la zona, chiede “un severo affronto dei problemi esistenti, analizzandoli nella loro interezza” come spiega Bruno Riccio, antropologo dell’università di Bologna: “criminalità non è uguale a immigrazione. Immigrazione non significa criminalità, anche se troppo spesso, e troppo facilmente, vengono riconosciute come simili”.

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