Politica
17 Gennaio 2015
Sateriale racconta a viso aperto retroscena e aneddoti degli ultimi decenni della politica ferrarese

“L’Assemblea Coopcostruttori come la Bulgaria anni ’50”

di Redazione | 4 min

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15 - 2di Marcello Celeghini

È stato un pomeriggio molto animato quello che si è svolto ieri alla Sala della Musica nel complesso di San Paolo e che ha visto come protagonista l’ex sindaco di Ferrara Gaetano Sateriale intervistato dai giornalisti delle quattro testate giornalistiche ferraresi sui temi più spinosi che hanno contraddistinto i suoi dieci anni di mandato. L’appuntamento, preceduto in dicembre da un altro che aveva come protagonista il ‘Duca Rosso’ Roberto Soffritti e che prossimamente sarà seguito da un terzo che avrà come ospite il sindaco in carica Tiziano Tagliani, è stato organizzato dall’associazione Pluralismo e dissenso per svelare e raccontare possibili retroscena della storia politica ferrarese recente. Durante la conferenza, Sateriale ha colto l’occasione per togliersi parecchi sassolini dalla scarpa e svelare alcuni aneddoti sconosciuti ai più.

Sateriale, sindaco di transizione o sindaco di rottura? Dipende da che prospettiva si affronta la vicenda. Sicuramente tra Gaetano Sateriale e il suo predecessore, Roberto Soffritti (sindaco di Ferrara per ben sedici anni), non è mai corso buon sangue. A dimostrazione di questo, nell’incontro con Soffritti a dicembre, l’ex deputato Pdci non ha mai nominato il nome di Sateriale che è stato apostrofato invece come “il sindaco che è venuto dopo di me”. Inevitabilmente ieri pomeriggio Sateriale ha risposto a tono al suo predecessore.

“Nel 1999 quando i vertici ferraresi del partito vennero a chiamarmi a Roma- racconta l’ex sindacalista- mi dissero che c’era bisogno di una candidatura di rottura perché se Soffritti si fosse ricandidato nuovamente probabilmente il centrosinistra a Ferrara avrebbe perso. Così accettai. Durante gli anni della sua amministrazione Soffritti si era creato un monopolio di potere senza precedenti che aveva politicamente desertificato questa città. Nel mio recente libro (“Mente locale”, ndr) ho definito questo sistema di potere con il termine di ‘manine sulla città’. Bastava andare ad una assemblea della Coopcostruttori per rendersi conto di questa completa unione tra l’amministrazione e le cooperative del settore edile“.

Almeno le prima due fila di quelle assemblee – racconta -, con capi di partito, industriali e politici erano le famose ‘manine’ che dominavano Ferrara. L’assemblea della Coopcostruttori sembrava l’assemblea di un’impresa in Bulgaria negli anni’50. Una volta eletto sindaco- continua Sateriale- mi accorsi di quanto anche i miei collaboratori e i dirigenti comunali fossero talmente abituati a quel sistema da essere impauriti davanti al nuovo che ero io. Il primo anno di governo fu assai difficile; ricevetti continui attacchi e si organizzarono parecchi sotterfugi nella maggioranza. Anche nella scelta della giunta non ebbi carta bianca ma dovetti accettare numerosi assessori fedelissimi di Soffritti”.

Un assetto politico in cui il consiglio comunale era determinante per la tenuta della giunta e la figura del sindaco poteva essere messa in discussione in ogni momento. “Ricordo la prima seduta del consiglio nel 1999.- racconta l’ex sindaco- Si era venuta a creare una sorta di alleanza segreta tra Rifondazione e An per spodestarmi. Mi venne fatto in aula un attacco durato venticinque minuti dal capogruppo di Rifondazione, che pure era nella maggioranza, sostenendo che io avevo intenzione di vendere le farmacie comunali, cosa assolutamente non vera. Il consiglio allora era in grado di desautorare un sindaco, oggi invece è un organo che non conta più una mazza”.

Uno dei momenti più delicati dei dieci anni da sindaco di Gaetano Sateriale è stato sicuramente la morte di Federico Aldrovandi che ha letteralmente spaccato il mondo istituzionale ferrarese. “In quel frangente- ricorda Sateriale- mi è stato imputato da molti giornali locali di aver rotto la solidarietà tra istituzioni solo perché avevo detto che la famiglia meritava di sapere come era morto quel povero ragazzo. Sembra una richiesta forte, ma è stata del tutto normale e dovuta in quelle circostanze. L’allora ministro dell’Interno Amato voleva incontrare la famiglia Aldrovandi e mi chiese di venire in Comune, io gli dissi che c’erano forti tensioni istituzionali con Prefettura e Questura, lui da uomo intelligente quale è capì subito e, senza battere ciglio, disse che avrebbe incontrato i genitori del ragazzo in Prefettura”. Amato incontrò Sateriale alla festa dell’Ulivo di Pontelagoscuro la sera stessa, “congedando bruscamente questore e prefetto: potete andare, qui sono a casa mia”.

Una delle pagine meno brillanti del mandato di Sateriale è stata sicuramente la vicenda del Teatro Verdi, ma l’ex sindaco ci tiene a smarcarsi e sostiene che quella era una patata bollente ereditata dall’amministrazione precedente. “A sovvenzionare la ristrutturazione del Teatro Verdi c’era un finanziamento statale chiesto dall’amministrazione precedente che doveva essere necessariamente speso per quell’opera. Era già pronto un progetto ultratecnologico che avrebbe portato il teatro, una volta aperto a poter ospitare oltre ottocento persone. Per una città come Ferrara, tre teatri erano ovviamente troppi e anche ad un artista mondiale, quale era Abbado, andavano detti dei ‘no”.

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