Cronaca
30 Ottobre 2014
Il Mep ha simulato i lavori di Bruxelles. Con i giovani anche l’eurodeputata Pd

Un giorno nel (simulato) Parlamento Europeo con Cècile Kyenge

di Redazione | 4 min

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di Silvia Franzoni

La distanza tra Ferrara e Bruxelles è stata azzerata in un baleno, questa mattina, presso l’aula magna della facoltà di Giurisprudenza. L’unica differenza a persistere è la giovane età delle cravatte e dei vestiti eleganti che hanno preso a sedersi: studenti provenienti da 24 scuole secondarie d’Italia che, dopo le fasi d’istituto e regionali, sono giunti ad affrontare la XXI Sessione Nazionale del Model European Parliament nella città estense. Nei giorni precedenti le dieci Commissioni di delegati hanno discusso le tematiche disposte per l’anno 2014, ed oggi l’Assemblea Generale si è riunita: la simulazione dell’operato del Parlamento Europeo, dunque, ha preso il via.

Alla presidente dell’Assemblea plenaria Sofia Gualandi è delegato il compito di dirigere gli interventi, ma la compostezza esemplare dei suoi coetanei le ha facilitato non poco la supervisione sulle varie fasi dei lavori. Sedutale di fianco, davanti ad una sala silenziosa, anche l’on. Cècile Kyenge: l’eurodeputata del gruppo PSE, congratulatasi per la “passione e la qualità del lavoro svolto”, si arma presto di penna e resta ad ascoltare il dibattito sulle risoluzioni che si dispiega nella mattinata. ‘Passione e qualità’ sono parole calzanti, ce ne si rende ben presto conto: i ragazzi discutono le aggiunte di clausole al testo, i firmatari degli emendamenti tengono discorsi a favore e la parola, poi, è sempre riservata a chi, ponendosi su posizioni contrare, sottolinea le incongruenze delle modifiche. Gli interventi sono concisi, precisi, sempre pertinenti, mai sterili, ed ogni parola consegue ad una riflessione autoprodotta, con competenza spiegata all’intera Assemblea. La stessa professionalità è mantenuta durante la disamina delle risoluzioni: ogni proposta è soggetta ad un dibattito sempre composto, e il microfono passa di mano in mano ai delegati che si propongono per una replica e che, pronunciata la formale formula di commiato “ringrazio la presidente per la parola concessami”, tornano a sedersi con le mani tremanti per l’emozione.

Le repliche trovano sempre contro-repliche e, conclusasi la serie di interventi, si procede alla votazione: tutte le procedure seguite sono quelle che anche una sola rapida occhiata ritroverebbe nelle aule di Bruxelles, e così le tematiche, complesse ed attualissime. Si è infatti parlato della possibilità di “definire una percentuale da riservare nelle aziende – propone la Commissione 9 (LIBE) – ai ricercatori provenienti da paesi terzi”, oppure di indicare una via legale e sicura per le rotte della morte, che la Commissione 2 (AFET-DROI) ritrova nel “prestito di denaro necessario per il viaggio”; si è affronta la possibilità di dissociare l’Europa dall’associazione Frontex, ritenuta dalla Commissione 1 (AFET) “estranea ad accordi bilaterali per la riduzione dei flussi”, e mai, quando la presidente dell’Assemblea plenaria annuncia che “si accolgono interventi” i cartelli alzati per ricevere parola sono sparuti.

“Mi sorprendete per disciplina e lungimiranza – commenta l’on. Cècile Kyenge al termine delle prime tre risoluzioni – che mancano invece a molti politici: molte vostre proposte meriterebbero di non restare autoreferenziali”. Il “crocevia di culture”, suggerito dai giovani come definizione di Europa, trova le lodi dell’eurodeputata che sottolinea come “il punto debole dell’Europa [sia] la cura che ogni Paese riserva alla propria area invece di ricercare criteri comuni nel rispetto delle autonomie”. ‘Pace e democrazia’ sono le parole chiavi dalle quali dovrà ripartire la nuova Commissione Europea che, dal primo dicembre, si siederà a Bruxelles: a questa il compito di “approfondire la gestione dei visti e di rivedere – evidenzia ancora l’eurodeputata – il Regolamento Dublino, che contraddice la libera circolazione, essenza dell’Europa”. Partendo dalle riflessioni degli studenti, l’on. Kyenge sviscera i problemi di un’Europa che “non vede applicato diffusamente l’articolo 80 del Trattato del Funzionamento dell’UE” e che ha bisogno di “cooperazione nazionale”: l’esempio (drammatico) è quello della diffusione del virus Ebola. “La debolezza dei rapporti con il Sud del Mondo è chiarissimo – conclude con rammarico Cècile Kyenge – ora che il virus può superare i confini del territorio in cui si è sviluppato, e risulta dunque palese che non a tutte le zone della Terra siano state permesse politiche di sviluppo locale per il benessere di ogni persona”.

La lungimiranza degli interventi ha incontrato “la disponibilità dell’on. Kyenge ad operarsi per una diffusione dei documenti prodotti – ci anticipano con entusiasmo la presidente d’Assemblea Sofia Gualandi ed il vicepresidente di Mep Italia Guido Frasoldati – della Sessione Nazionale nel caso di apertura di nuovi dossier in sede europea”. Il Mep, infatti, resta una “eccezionale occasione di formazione personale, di educazione al dialogo e al dibattito” ma solo le soluzioni migliori che emergeranno durante la Sessione Internazionale (alla quale parteciperanno anche 20 giovani selezionati durante la Sessione ferrarese) troveranno respiro europeo nelle sale di Bruxelles: la speranza, caldeggiata anche dall’on. Kyenge, è che anche le riflessioni partorite dai giovani durante le fasi nazionali possano costituire concreti suggerimenti per i Commissari europei.

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