Tagliani è sempre morigerato nei suoi interventi: nessuno storico ricorda parole a vanvera che siano uscite dalla sua bocca.
Certo, diversi scivoloni li ha fatti e diverse promesse sono ancora in attesa di realizzazione, tra cui il paventato acquisto di un appartamento di fronte al grattacielo.
Ma la si smetta di lamentarsi!
Tiziano Tagliani ha avuto oltre il 50% dei consensi e può pensare, dire e fare quello che gli pare e stupisce che non si sia già comprato un bel trono da zar.
Tra le tante occasioni perse dal sindaco per rimanere zitto c’è la presunta polemica del “cartello dell’elemosina” esposto da Goberti, a cui rinnovo la mia solidarietà.
Il grido di allarme (e dolore) non può rimanere inascoltato, così come i molti che si alzano da varie parti della città, non ultima la GAD.
Capisco anche che la politica dell’amministrazione sia quella di restringere il più possibile l’area di intervento così da dover badare oggi solo al centro storico e magari, in un prossimo futuro, solo alla piazza, che tanto basta e avanza.
Giusto, son stati votati, che lo facessero.
Il punto però è che se la gente si sente insicura quando parcheggia piuttosto che infastidita dall’esercito di accattoni che pare si spartiscano il mercato degl’oboli, liquidare il tutto in due righe strabordanti di saccenteria, al limite del bullismo istituzionale, dice tutto circa la “democratica propensione al dialogo” del primo cittadino e della sua ideologia buonista.
Basti ricordare a Tiziano Tagliani proprio le sue parole, poco più di un anno fa, quando ci fu il picco di recrudescenza del racket delle offerte e furono squarciate le gomme dell’auto del signor Scalcerle, tanto che dovette dichiarare, commentando l’episodio, che
(e sarebbe opportuno che anche da palazzo Camerini una qualche parola fosse spesa in merito alle decine di persone che pullulano nel centro).
Allora nessuno gli diede del pazzo visionario (anche perché chi mai avrebbe potuto farlo) e nessuno lo accusò di star vaneggiando chissà quali teorie complottiste perché all’epoca c’era il coltello “fumante” non, come oggi, un mite cartello.
Oggi, a paventare il fatto che, invece, un gruppo dei questuanti (per non generalizzare dicendo tutti) sia parte di un racket si è certamente degli incivili, al limite del razzismo (anche se nessun riferimento in tal senso c’è mai stato) e guai a esporre cartelli di tale tono, cartelli la cui unica legittima reprimenda sarebbe in ordine alla grammatica, non certo al loro messaggio.
Questo è il limite del buonismo, che va bene anche nella GAD, fintanto che non si arriva a tagliar gomme o peggio.
Ricordiamocene perché quando il prossimo articolo di cronaca documenterà un accaduto simile a quello del giugno 2013 sarà solo un atto incivile.
L’articolo s’intende.