La definisce “una campagna elettorale anomala per carenza di contenuti e di confronto” e allora per ravvivarla rispolvera il ‘peccato dei peccati’, quell’ospedale di Cona “monumento al malgoverno da 500 milioni di euro e gli interventi di cui avrebbe bisogno non arrivano”.
Alessandro Balboni, presidente dei Giovani Fratelli d’Italia e candidato al consiglio comunale, affida alle redazioni una foto che ormai non è nemmeno più una novità: pannelli del controsoffitto del nosocomio cittadino che cadono e si frantumano per terra. Basti pensare alle tante segnalazioni di soffitti pericolanti e infiltrazioni o al liquame che pioveva nel pronto soccorso.
L’ultimo in ordine di tempo “si è verificato proprio pochi giorni fa nel reparto Reparto 1B0”, afferma Balboni, che prende spunto dal piccolo incidente per riaccendere la polemica verso chi ha governato e voluto l’ospedale degli sprechi in Valle Morte: “mentre il primo partito cittadino continua a sfaldarsi in contraddizioni, chiudendosi nella propria autoreferenzialità e dimenticando di rispondere ai problemi quotidiani, l’ospedale di Cona rimane quel monumento al malgoverno da 500 milioni di euro e gli interventi di cui avrebbe bisogno non arrivano. Alcune soluzioni sarebbero semplici e rapide, come risolvere subito il costoso problema del servizio trasporto merci e farmaci del vecchio ospedale al nuovo, oltre alla riparazione delle perdite dal soffitto con gli annessi crolli del controsoffitto”.
E dal Pd il candidato di FdI passa al suo sindaco, Tagliani, che “ha preferito partecipare ad assemblee prive di contraddittorio piuttosto che agli incontri organizzati dalla cittadinanza della zona Gad. Poco ha voluto parlare la sinistra di sanità, ben consapevole della responsabilità storica che peserà sulla sua classe dirigente per sempre e che per questo ha preferito tacere, invece di ammettere le proprie colpe e cercare nuove soluzioni costruttive”.
“Il programma sulla sanità di Tagliani – conclude Balboni – è striminzito e non risponde a molte delle domande poste da una città sempre più anagraficamente anziana. Oggi il Pd a Ferrara sta cadendo a pezzi, colpa di una classe dirigente che si è scoperta fan di Renzi solo dopo la sconfitta di Bersani e che con un acrobatico salto della quaglia è finita a chiedere il supporto di una lista di centrodestra, piena di transfughi del prima odiato e vituperato Pdl berlusconiano”.
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