Cronaca
14 Maggio 2014
Il fatto incriminato durante una festa di compleanno. Il gup rinvia per repliche

Prete accusato di pedofilia, il pm chiede la condanna

di Redazione | 4 min

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admin-ajax (8)Il pm Alberto Savino ha chiesto una condanna a un anno e due mesi per il parroco del Ferrarese accusato di aver commesso atti di pedofilia verso il figlio di una coppia di origine serba a cui aveva dato ospitalità nella propria abitazione. Una denuncia partita proprio dalla coppia di coniugi e che aveva generato ‘a cascata’ non poche conseguenze: il prete infatti aveva a sua volta denunciato il padre del bambino per tentata estorsione, sostenendo che l’accusa di pedofilia non fosse che un modo per costringere il ‘don’ a non cacciare dalla casa la sua famiglia.

Una storia controversa che diede il via a due processi opposti in cui il parroco e il padre di famiglia si fronteggiano nelle doppie vesti accusato e accusatore. E che ha avuto un nuovo colpo di scena quando, negli ultimi gironi di aprile, il cittadino serbo è stato arrestato dalla squadra mobile, per via di un mandato di cattura internazionale dell’Interpol per un episodio di spaccio a Belgrado nel 2007.

Questioni che comunque non interferiscono con il processo per pedofilia che vede alla sbarra il sacerdote. La cui difesa, sostenuta dall’avvocato Claudio Maruzzi, conta soprattutto su un elemento: l’alibi del religioso, che non avrebbe potuto commettere alcun atto di pedofilia in quanto impegnato a celebrare due cerimonie in altri comuni della provincia. Secondo l’accusa infatti gli atti di pedofilia non furono continuativi, ma avvennero in un’occasione ben precisa: durante una festa di compleanno celebrata dalla famiglia serba nell’abitazione del prete.

Una festa in cui secondo l’avvocato Giovanni Montalto, parte civile per conto della famiglia serba, era presente a partire da metà pomeriggio anche il ‘don’, ritratto in almeno due fotografie acquisite dal tribunale e la cui presenza è stata confermata anche da alcuni ospiti al compleanno chiamati a testimoniare in aula.

“Ritengo di avere offerto elementi decisivi a sostegno non solo della innocenza del mio assistito ma che l’accusa sia frutto di una ignobile montatura allestita allo scopo di distruggerne la reputazione – commenta in una nota Maruzzi -. Le molestie non sono state neppure indicate nella denuncia,sporta peraltro cinque mesi dopo, fatti indicati per la prima volta al pubblico ministero solo nel marzo 2013. Una vera e propria calunnia costruita a “stato avanzamento lavori”, dopo che si era capito che il sacerdote aveva coraggiosamente deciso di reagire alle continue richieste di denaro e di intestare loro l’appartamento”.

Quanto alle due fotografie prodotte alla scorsa udienza su richiesta della parte civile che raffigurano scene della festa di compleanno, in una della quali si vede anche il sacerdote, mentre gli invitati mangiano la torta, “il giudice ha ammesso prima delle conclusioni una consulenza di parte redatta dall’ing. Nicola Bortolotti, da me incaricato, che ha accertato attraverso una accurata valutazione dei raggi del sole rifrangenti su una parte del gazebo del giardino, con sopralluogo esattamente due anni dopo i fatti, che la prima foto in ordine di tempo è stata scattata alle ore 19,10 e l’altra successivamente, rendendo del tutto non credibili le affermazione dei testimoni sui tempi di arrivo del sacerdote e, conseguentemente, sulla plausibilità dell’ abuso”. Un dato che viene comunque duramente contestato dall’avvocato di parte civile Montalto, secondo cui già le testimonianze e la fotografia provano la presenza del prete alla festa, rendendo così ininfluente l’orario in cui fu scattata la fotografia.

“Si spera che venga posta la parola fine a questo dramma – conclude Maruzzi – che ha segnato nel profondo il mio assistito e che ha diritto di recuperare la sua dignità e la sua serenità, anche se fortunatamente non gli è mai mancato il sostegno e la vicinanza dei parrocchiani e delle persone che sempre gli hanno voluto bene, testimoni della vera carità cristiana di cui è sempre stato interprete”.

Al termine del dibattimento la procura ha emesso le richieste di condanna: un anno e due mesi (includendo già lo sconto di pena dato dal rito abbreviato) di reclusione, a cui si aggiungono le richieste della famiglia: una provvisionale immediatamente esecutiva da 20mila euro più un risarcimento danni da calcolare in sede civile. Durante la prossima udienza, fissata dal gup Silvia Marini per eventuali repliche, il tribunale emetterà l’attesa sentenza.

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