Politica
16 Aprile 2014
Le scuse di Errani non placano le polemiche sul rapporto Ichese. I No Triv: “Ci usano come cavie”

Terremoto e trivellazioni, giorno di passione

di Marco Zavagli | 4 min

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L'incontro di Muzzarelli e Gazzolo con i No Triv al termine dell'assemblea

L’incontro di Muzzarelli e Gazzolo con i No Triv al termine dell’assemblea

“Alla fine noi saremo le cavie”. Si congedano così i comitati No Triv dall’incontro con gli assessori Carlo Muzzarelli e Paola Gazzolo. Il primo ha appena terminato di lodare il comportamento della Regione, lontano secondo lui da ogni sospetto di mancanza di chiarezza con la popolazione, ma anzi “di grande trasparenza, perché abbiamo detto al ministero di non limitarsi a recepire il rapporto Ichese come uno studio che finirebbe nel cassetto, ma di trarne linee guida da far adottare in futuro alle compagnie petrolifere”.

È la parola fine a una giornata di passione per la giunta di via Aldo Moro, accusata da comitati e opposizioni di aver celato le conclusioni del rapporto Ichese (leggi il testo). Una giornata iniziata alle 10.30, con la discussione (“programmata già prima che uscisse l’articolo di Science” secondo l’assessore Gazzolo) sulla correlazione tra perforazioni e terremoti del maggio 2012.

E terminata con la bocciatura della risoluzione presentata da Andrea Defrancheschi, capogruppo del Movimento 5 Stelle, e da Giovanni Favia, Gruppo Misto, per “impegnare la giunta a negare tutte le autorizzazioni di ricerca e prelievo di idrocarburi sul territorio regionale attualmente in corso di valutazione impatto ambientale, nonché a revocare, di concerto col ministero, quelle già rilasciate”: 35 voti contrari su 43 votanti. L’unico appoggio diretto a quel documento era arrivato dal consigliere ferrarese Mauro Malaguti (Fratelli d’Italia), accolto, che distingueva l’attività di ricerca a fini scientifici da quella di ricerca a fini di sfruttamento.

L’assemblea invece, dopo la relazione della Gazzolo, che prevede la sospensione in tutta la regione di qualsiasi nuova attività di ricerca e coltivazione, ha approvato a maggioranza (sì di Pd, Fds, Sel-Verdi, Idv, Matteo Riva del gruppo Misto, Fi-Pdl, Corradi e Cavalli della Lega nord, Udc) la risoluzione più ‘morbida’ presentata da Roberto Sconciaforni e Monica Donini (Fds), Anna Pariani e Luciano Vecchi (Pd), Liana Barbati (Idv) e Gian Guido Naldi (Sel/Verdi), che chiede “di concerto con i ministeri competenti”, che sia data “rigorosa attuazione alle linee guida in corso di elaborazione sul controllo e sul monitoraggio degli impianti già operanti, prevedendo la revoca della concessione in caso di rischio accertato”. Nel documento si ritiene anche necessario che la Regione “chieda alle istituzioni nazionali di applicare questi strumenti a tutto il Paese”.

Il provvedimento di sospensione riguarderà solo i 14 nuovi permessi di ricerca che attendevano il via libera della Regione Emilia Romagna, mentre non toccherà né le 35 autorizzazioni già approvate a scavare pozzi esplorativi per individuare giacimenti in tutte le nove provincie, né le 3 concessioni di sfruttamento attive a Spilamberto, a Recovato e a Mirandola (perché competente in materia è il Ministero). L’impianto petrolifero di Cavone (ormai in esaurimento), di proprietà della Gas Plus, finto nell’occhio del ciclone dopo le conclusioni della commissione Ichese, metterà di produrre petrolio. “Domani (oggi, ndr) – fa sapere Errani – presso il ministero, verrà firmata un’intesa per condurre una sperimentazione finalizzata alla definizione del modello geodinamico del sottosuolo, di monitoraggio nonché alla realizzazione di un sistema semaforo per stabilire un vero e proprio piano di gestione del rischio”.
Rassicurazioni che, unite alle scuse del presidente, non spengono le polemiche per il silenzio della Regione. Per
Maria Teresa Pistocchi, componente di No Triv e M5S di Ferrara, “l’idea che l’Emilia Romagna diventi un modello per sperimentare delle linee guida per estrarre idrocarburi dal sottosuolo, con 27 persone morte in seguito a terremoti, é scellerata”. Mentre per Giovanni Favia, gruppo Misto, “bisogna avere un approccio deterministico, perché anche solo una percentuale di errore dell’uno per mille genera effetti devastanti. Dopo gli errori fatti bisognerebbe dire basta, spiegatemi perché volete andare avanti”. Favia si interroga anche sul “comportamento più o meno corretto” del sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Bertelli, “che avrebbe risposto, il 20 marzo scorso, alla richiesta della popolazione che il rapporto della commissione era, a suo dire, ancora lontano, mentre era già nelle mani della presidenza dal 17 febbraio”.

Non meno tenero Andrea Defranceschi (M5s), che si è detto “imbarazzato per quanto riferito da Gazzolo, con la solita modalità di rifare la storia di tutto quello che ha fatto la Regione e quello che farà”, mentre “non dovrebbe avere il coraggio di usare la parola trasparenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Corradi (Lega nord), che leggeo in aula l’intervento del collega Mauro Manfredini (il capogruppo assente giustificato): “avete tergiversato e la sensazione è quella di essere stati presi in giro”.

Anche per Andrea Leoni (Fi-Pdl) c’è il “rischio che rimangano dubbi sui motivi per cui il documento è stato tenuto nascosto dal 17 febbraio, invece che essere reso pubblico fin da subito”.

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