Eventi e cultura
2 Febbraio 2014
Inaugurata sabato alla galleria Dosso Dossi l'esposizione sul pittore bondenese

Cattabriga, l’artista “signore di se stesso”

di Redazione | 3 min

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“Signeur de soi mème”. È stata scelta la scritta dello stemma comunale di Bardonecchia come titolo della mostra dedicata a Galileo Cattabriga inaugurata nella galleria del liceo artistico Dosso Dossi in via Bersaglieri del Po 25. La mostra, curata da Gianni Cerioli, è la terza dedicata agli “allievi del Dosso” ovvero agli artisti di fama internazionale che hanno frequentato in passato l’istituto estense. “Rispetto agli altri allievi del progetto (Franco Morelli, Don Franco Patruno e Giordano Ferrari), Cattabriga è quello che ha conosciuto la fama maggiore” annuncia il dirigente scolastico Aleotti-Dosso Dossi Fabio Muzi, prima di passare la parola a Gianni Cerioli per presentare la vernissage.

Il motto “signore di se stesso” rappresenta perfettamente Cattabriga perché è sempre stato padrone della sua vita e della sua arte. Nato a Bondeno nel 1901, comincia la sua educazione artistica presso l’istituto Dosso Dossi per poi frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1921 al 1926. “Gli anni passati nella città lagunare sono stati fondamentali per la sua carriera – spiega Cerioli – ma il legame con l’ambiente artistico veneziano è perdurato negli anni”. Tanto che dal 1936 inizia a partecipare alla Biennale di Venezia vincendo anche il concorso nazionale dell’affresco inserito nella manifestazione. Ma sono tanti i concorsi vinti e i riconoscimenti nazionali ed internazionali dell’artista bondenese, come la medaglia di bronzo all’esposizione di Parigi nel 1937. Nonostante i numerosi viaggi e i frequenti soggiorni a Bardonecchia, che a quel tempo era un importante snodo per la Francia, Bondeno rimase sempre il campo base del pittore dove lo accolse la morte nel 1969.

Cattabriga amava quattro cose: l’arte, la musica, le donne e le sigarette. Proprio le sigarette che è andato a comprare prima di pranzo lo hanno salvato dal bombardamento che, nel 1945, gli distrusse la casa e la famiglia. La guerra gli ha portato via tutto ma non la voglia di esprimersi attraverso i suoi quadri che raffigurano il mondo contadino, i paesaggi realizzati en plein air, i ritratti e gli autoritratti. “Quello che colpisce nelle sue opere è l’immediatezza nel porsi alla vita – commenta Cerioli – che nasconde una personalità complessa e problematica, non sempliciotta come spesso erroneamente si pensa”.

Cattabriga, oltre a essere un pittore, era anche un affrescatore. A Ferrara nel 1938 ha realizzato l’affresco “L’agricoltura” nella palazzina del mercato ortofrutticolo che ora rischia di andare perso. “L’ex Mof ha subito un degrado inarrestabile – si rammarica Cerioli – ma il Comune oltre a indire un concorso di idee su come rinnovare la palazzina, dovrebbe preoccuparsi anche di come salvaguardare gli affreschi. Le infiltrazioni di acqua piovana hanno rovinato una parte d’angolo dell’affresco in modo irreparabile, ma tanta parte è ancora conservata e restaurabile”.

Per quanto riguarda l’esposizione le opere esposte sono: L’onore delle armi all’Amba Alagi, Il macero e la coltivazione della canapa, Parigi di notte, Parigi, Mietitura, Finestra sul mare, Sul lago, Il laghetto, Venezia, Fiori di pesco nello studio, Rammendatrice, Donna Seduta, Campagna, ritratto di Mario Pazzi, ritratto di ragazza e sette autoritratti. La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30 fino al 16 febbraio.

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