Cronaca
22 Gennaio 2014
Scaduti i termini della sospensione, "ma dal Viminale nessuna notizia"

Aldrovandi, la famiglia spera ancora nella destituzione

di Redazione | 3 min

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Vigilia di Natale finita a pugni tra due fratelli

Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

admin-ajax.phpDue di loro – Monica Segatto e Luca Pollastri – sono già rientrati in servizio, scaduto il tempo dei mesi di sospensione decisi dalla disciplinare. Un terzo, Paolo Forlani, è stato reintegrato ma è costretto a delle cure per una malattia nervosa che lo affligge da tempo, legata alle vicende del processo che lo ha visto imputato e il quarto, Enzo Pontani, dovrebbe ritornare in servizio a breve (per lui i tempi iniziano a decorrere un mese dopo per via del diverso iter giudiziario, ‘rallentato’ a causa di un difetto di notifica).

La famiglia di Federico Aldrovandi, il ragazzo ucciso durante la colluttazione con i quattro poliziotti, è stata contattata dall’Ansa per un commento e per dire se si aspettava una chiamata da parte del ministero dell’Interno. “Beh, effettivamente sì”, risponde Patrizia Moretti.

La madre del diciottenne spiega che “conoscenza diretta non ne abbiamo” sull’effettivo reintegro, ma “sappiamo che i tempi sono questi, tra fine gennaio e inizio febbraio, ma in realtà le notizie le ho più dai giornalisti che non dalla fonte”. L’avvocato che segue la famiglia, Fabio Anselmo, aveva anche fatto una richiesta di accesso agli atti presso i vertici della polizia per conoscere le motivazioni delle commissioni disciplinari che hanno comminato la sospensione (i familiari ne chiedevano la radiazione, anche se la legge istitutiva del Corpo di Polizia, la 121 del 1981, prevede la sanzione massima della destituzione), “ma ci è stata negata. Perchè, ci hanno detto che ai sensi di legge non siamo diretti interessati”.

Moretti ricorda sempre all’Ansa che l’allora ministro dell’Interno Cancellieri, poco meno di un anno fa, rilasciò dichiarazioni forti (“via le mele marce dalla polizia”) lasciando intendere che potesse esserci qualche provvedimento pesante una volta trascorsi i sei mesi di condanna per omicidio colposo; “bisogna distinguere tra omicidio colposo e il disonore della divisa, bisogna vedere il punto di equilibrio tra questi due aspetti”.

Si era in parte impegnata a seguire attentamente la vicenda – ricorda all’agenzia la madre di Federico -, poi ha cambiato ministero… Il problema è che cambia politico e non c’è più modo di proseguire il dialogo e non hai più un interlocutore”.

E proprio sul disonore alla divisa punti i piedi Moretti: “tutte le sentenze che si sono succedute, in particolare la prima, hanno sancito che non è stato possibile arrivare ad una pena maggiore a causa degli insabbiamenti dei colleghi. Io ho letto il regolamento della polizia: la radiazione anche è prevista per il disonore alla divisa. Basta leggerle le cose, basta volerle applicare, per me gli appigli ci sono. Ma forse non vogliono farlo. Qui non ci siamo solo noi ma è una questione che riguarda tutti, riguarda quello che decide di fare una istituzione di fronte ad una condanna per omicidio”.

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