Dopo il rigetto del ricorso da parte del Tar della Calabria, anche da Bologna il tribunale amministrativo boccia la richiesta di revoca dell’interdittiva antimafia contro il Ferrara Day Surgery. Nelle sedici pagine di motivazioni firmate dai giudici Giancarlo Mozzarelli, Bruno Lelli e Umberto Giovannini si spiegano i motivi che spingono a ritenere “non manifestamente infondato”il provvedimento assunto nell’ottobre 2012 dal prefetto di Ferrara.
E a corredo della “possibilità che l’attività di impresa (di Giuseppe Gligora e Maria Antonietta, i coniugi titolari della struttura di via Verga, ndr) agevoli, anche in maniera indiretta, le attività criminali, o ne sia in qualche modo condizionata”, il Tar dell’Emilia-Romagna ricostruisce rapporti di parentela e operazioni sospette che giustificano il provvedimento prefettizio da una parte e gli atti di revoca e recesso dai contratti di fornitura e per prestazioni sanitarie da parte di Provincia e Asl di Ferrara e Regione (che aveva concesso al Day Surgery l’accreditamento).
La ricostruzione dei giudici parte dalla società proprietaria del Fds, la Services Group s.a.s., costituita nel 2004, che opera in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Regionale, nell’ambito della Regione Calabria. Le quote della Services Group sono suddivise tra Giuseppe Gligora e sua moglie, Antonietta Maria Scriva. In una nota “particolarmente dettagliata” depositata dalla prefettura di Ferrara lo scorso 30 aprile, si evidenziano “discordanze notevoli fra le disponibilità economiche dei coniugi Gligora e le attività detenute dagli stessi”. Nella nota si evidenzia inoltre che il figlio è imparentato con Francesco Scordo, ex sindaco di Africo (in provincia di Reggio Calabria) destinatario di una informativa interdittiva in relazione alla propria azienda agricola. Scordo è anche gravato da precedenti penali, oltre ad essere coniugato con la sorella di Leo Morabito, condannato a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Ma le strane amicizie non finiscono qui. Il Tar mette in risalto anche “la sussistenza di sporadiche frequentazioni di Giuseppe Gligora con soggetti segnalati per diversi reati e che alcuni dipendenti della Services Group s.a.s. risultano avere rapporti di stretta parentela con soggetti detenuti per associazione di tipo mafioso e ritenuti contigui a cosche di ‘ndrangheta”.
Vengono poi alcuni dipendenti dell’associazione Arpah, che fa capo sempre ai coniugi Glilora, che “risultano avere rapporti di parentela e/o affinità con soggetti gravati da precedenti penali oppure detenuti”.
Ai motivi legati a parentele e frequentazioni si aggiungono quelli relativi alle violazioni amministrative accertate, che hanno visto Gligora corrispondere nel 2004, in contanti, la somma di 140.000 euro per l’acquisto di un fabbricato per conto della Services Group s.a.s., mentre Antonietta Scriva ha corrisposto, sempre in contanti, 48.000 euro alla Services Group per l’acquisto di un immobile da parte della società.
Argomenti di carattere economico-finanziario che, secondo il ricorso degli avvocati Ugo e Marco De Nunzio, “fornirebbero un quadro distorto” della realtà: le perdite di esercizio della Ferrara Day Surgery sarebbero precedenti all’acquisto delle quote sociali da parte del ricorrente; i coniugi Gligora, operando da anni nel settore dell’imprenditoria sanitaria e avendo un reddito personale parti a circa euro 150.000, riuscirebbero a ottenere ampio credito finanziario presso gli istituti bancari; i dipendenti dell’associazione Arpah non opererebbero più presso la struttura.
Quest’ultimo aspetto, secondo i legali, dimostrerebbe la volontà dei Gligora di dissociarsi “dai tentativi di ingerenza criminale”, comportamento “dimostrato attraverso le denunce di tentativi estorsivi ed intimidatori di cui sarebbe stato vittima”.
Motivi non sufficienti secondo il Tar, dal momento che “è approdo pacifico in giurisprudenza che l’informativa antimafia non debba provare l’intervenuta infiltrazione o il condizionamento, ma solo dimostrare sufficientemente la sussistenza di elementi dai quali è deducibile il tentativo o il rischio di ingerenza ancor prima del suo concreto realizzarsi”.
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