Cronaca
17 Ottobre 2013
La parte civile cita a giudizio la struttura per la morte di Silvana Andreotti

Morì dopo l’operazione, chiamata in causa la casa di cura

di Marco Zavagli | 2 min

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admin-ajax.phpPiccolo colpo di scena alla prima udienza del processo per la morte di Silvana Andreotti. L’avvocato di parte civile Marco Linguerri ha citato nel processo penale la casa di cura “Madre Fortunata Toniolo”, che potrebbe così affiancarsi agli imputati e diventare eventualmente, in caso di soccombenza, responsabile in solido.

Il caso è quello di una donna di 69 che morì pochi giorni dopo una normale operazione. Silvana Andreotti venne dimessa il 20 settembre del 2011 dopo un intervento chirurgico per un’ernia e una discectomia eseguiti cinque giorni prima. Ma, secondo l’accusa sostenuta dalla pm Patrizia Castaldini, il chirurgo della casa di cura “Madre Fortunata Toniolo” di Bologna che operò sospese due giorni prima delle dimissioni il trattamento con eparina. E, dalle cartelle cliniche sequestrate, la paziente era a rischio sia per l’età, per le abitudini di vita (fumatrice), per l’immobilità cui era costretta dalla fase post-operatoria. Allo stesso modo il medico che la seguiva non prescrisse a sua volta lacuna terapia farmacologica anti trombosi. E Silvana Andreotti morirà per un embolo polmonare.

Per quei fatti, che la procura qualifica come condotte colpose legate a “negligenza, imprudenza e imperizia”, il gup Piera Tassoni aveva rinviato a giudizio i due medici, il chirurgo della casa di cura che eseguì l’operazione, Roberto Padovani di Bologna, e il medico di base Piero Facchini di Ferrara.

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