Economia e Lavoro
7 Agosto 2013
La Fiom nazionale non firmerà l'accordo raggiunto a Ferrara. Oggi l'incontro al ministero con rischio 'rottura'

Berco, torna la paura

di Redazione | 4 min

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berco nuova 6Per i lavoratori Berco dello stabilimento di Copparo non c’è pace. Dopo il sospiro di sollievo per l’accordo raggiunto dall’azienda con i sindacati ferraresi, ora è la Fiom Cgil nazionale a mettere i bastoni tra le ruote, decidendo di non voler firmare il dispositivo. Una presa di posizione che potrebbe rimettere in discussione quanto ottenuto dalla stessa Fiom ferrarese e dalle Rsu dello stabilimento di Copparo dopo il mancato accordo al tavolo ministeriale.

Quanto stabilito a Ferrara – un’ipotesi di accordo apprezzato anche dal ministero (oltre che dalla Cgil dell’Emilia Romagna), che ha manifestato soddisfazione attraverso le parole di compiacimento del ministro del Lavoro Enrico Giovannini (vai all’articolo) – potrebbe essere messo in discussione proprio oggi, nel corso dell’incontro convocato presso lo stesso ministero (attorno alle ore 14). Incontro che doveva servire, in un primo momento, semplicemente a formalizzare l’accordo e definirne le modalità di attuazione. La Fiom nazionale potrebbe però puntare alla riapertura delle trattative. La presa di posizione del coordinamento nazionale del gruppo Berco della Fiom, che si è riunito a Roma con il segretario Maurizio Landini, rischia infatti di gettare un’ombra di incertezza sulla vicenda. Le motivazioni della decisione di non firmare l’intesa raggiunta a Ferrara sta tutta nel fatto che nella stessa intesa, oltre a un calo degli esuberi, si mantiene la chiusura dello stabilimento Berco di Busano Canavese, in Piemonte. In sede locale, insomma, si è individuata una soluzione valida per tutto il gruppo e questo ha colto in contropiede la Fiom nazionale, che sta cercando di costruire una nuova ipotesi di soluzione al ministero.

Di fatto si registra una spaccatura profonda a livello sindacale nazionale tra Fim-Cisl e Fiom-Cgil, senza contare la difficoltà della Fiom (che rappresenta l’80% dei lavoratori Berco) ad avere una linea comune e unitaria tra livelli nazionali e territoriali. Proprio ieri, infatti, la Rsu Fiom dello stabilimento Berco di Copparo assieme alla segreteria provinciale Fiom-Cgil di Ferrara hanno confermato il sostegno al dispositivo discusso venerdì 2 agosto nella sede di Unindustria Ferrara, sollecitando una “rapida e positiva soluzione della vertenza”.

Il tutto rischia di far fare un passo indietro all’intera vicenda, ma soprattutto di costituire un motivo per l’amministratore delegato Berco, Lucia Morselli, di procedere senza indugi con i licenziamenti, dopo aver ottenuto una spaccatura fra sindacati e lavoratori, lo scioglimento del presidio con ripresa della produzione e dell’inventario. “Come Fiom di Ferrara – ha dichiarato il segretario provinciale Mario Nardini – siamo per la firma del dispositivo concordato con l’azienda. Vedremo quale sarà l’ipotesi che metterà sul tavolo il ministero, ma è chiaro che, se si discostasse da quanto stabilito a Ferrara, il rischio è che la Morselli pronunci un altro no, quindi un mancato accordo con successive lettere di licenziamento. Se si riprende con la solita pantomima l’effetto sarà questo. Non commento la presa di posizione della Fiom nazionale, che non ho sentito e che incontrerò a Roma”.

Bocca cucita anche da parte della presidente della Provincia, Marcella Zappaterra, che attende di capire cosa accadrà questa volta al tavolo ministeriale prima di esprimersi su una vicenda che sembra non avere fine. Intanto, però, a sera inoltrata, esterna su facebook tutto il suo malumore: “A fare le notti sulla trattativa Berco c’eravamo solo noi ed Errani e domani (oggi, ndr) invece si presenterà l’assessore al lavoro della Regione Piemonte per bloccare la firma dell’accordo…. il Pdl si sveglia sempre e solo quando deve prendere la pagina sul giornale”. Mentre “basita” rispetto a quanto sta avvenendo è la segretaria provinciale della Fim-Cisl, Sandra Rizzo. “Una presa di posizione incomprensibile da parte della Fiom nazionale, quando tra Fim e Fiom territoriali si era sulle stesse posizioni. Lo stabilimento di Busano è da quattro anni che vogliono chiuderlo, non è notizia di ieri. E non mi sembra che, facendo un parallelismo con la vicenda Oerlikon, quando si parlò di chiudere a Cento mantenendo l’azienda in Piemonte, la Fiom nazionale abbia fiatato. Qui si tratta di decidere tra i due mali quale è il minore. La Morselli certo non aspetterà. Se Landini vuole andare avanti con la sua ideologia il risultato sarà quello di far chiudere le aziende”.

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