La prima volta di Tiziano a Malborghetto fu un colpo di fulmine. Il sindaco era rimasto a parlare fino al calar delle tenebre. Senza protezione, disposto a rispondere a ogni domanda, anche la più scabrosa, irritante, aggressiva e petulante. Ne era nato un feeling fra il sindaco e il comitato dei cittadini, pronubo Mario Testi, perfino con l’arcigno Tavolazzi, appellato famigliarmente, per l’occasione, “Valentino”.
La promessa di un referendum consensuale e di un percorso di reciproca conoscenza e corretto scambio di informazioni, aveva fatto il resto. Solo Luigi Gasparini pareva non partecipare alla gioia delle liete promesse.
Il sindaco, in seguito, mantenne le promesse: la città avrà in dote il nuovo teleriscaldamento solamente se i cittadini esprimeranno la loro volontà. E il percorso di reciproca conoscenza fu avviato. Tutto sembrava filar bene: anche la scelta di non indire subito il referendum – contro il parere di chi precipitosamente voleva verificare i patti – era a garanzia di onestà di intenti (Taranto è lì a segnare cosa può succedere con una consultazione mal organizzata).
Poi qualcosa si è rotto. L’assessore Zadro, che a Malborghetto era rimasta muta in disparte, nonostante dovesse essere la più vicina al sindaco in quel momento di difficile reciproca conoscenza, interviene poi con notarile puntiglio con “alcune considerazioni che permettano di confutare il collegamento espresso fra il potenziamento della rete stessa e la prosecuzione del funzionamento del termovalorizzatore”. Un lungo documento che -con la pretesa di dati inoppugnabili e piglio burocratico-scientifico- pretende di smontare la principale preoccupazione dei cittadini. Forse la peggior cosa che si potesse fare, su una questione tutta aperta, con il noto e prevedibile scontro fra dati ed esperti che si deve ancora consumare negli incontri programmati. Il dialogo scambiato per informazione, l’informazione scambiata per comunicazione. La percezione del rischio derubricata a ignoranza dei dati, l’apertura al punto di vista dell’altro a rassicurazione.
Già Bratti aveva preparato il terreno con il consueto refrain della green economy,che tutto ripulisce di verde mentre garantisce l’occupazione. Sempre “il migliore dei mondi possibili”: come ai tempi della turbogas e dell’inceneritore. E i cittadini ignoranti ed egoisti, sempre lì, arroccati nel loro angusto ed egoistico “giardino” di casa. Tetragoni e ingrati a ogni Agenda 21 e Rab.
Così è venuto il primo incontro. Mal preparato, con le domande dei cittadini postate sul web e nessuno che, lì, risponde. Come ti invitassero in piazza (virtuale) a chiedere e nessuno, lì, ti rispondesse, perché qualcuno lo farà poi come decide lui. Con il giornalista moderatore dell’incontro relegato a porre domande scritte dal pubblico su foglietti distribuiti all’ingresso. Con l’ esperto che dice cose molto interessanti, ma di carattere generale, inefficaci per il progetto specifico.
Con i comitati fuori, a esprimere un dissenso che hanno vissuto come questione di ordine pubblico. Certamente un flop, rispetto alle dolci promesse.
Oggi ci si rivede.