Lettere al Direttore
13 Aprile 2013

Zadro su Tlr e termovalorizzatore

di Redazione | 6 min

Sulla rete del Teleriscaldamento vorrei proporre alcune considerazioni che permettano di confutare il collegamento espresso fra il potenziamento della rete stessa e la prosecuzione del funzionamento del termovalorizzatore.

1. L’utilizzo del termovalorizzatore si sostiene anche senza potenziamenti della rete del  teleriscaldamento, così come attualmente esistente. Termovalorizzatore e altri sistemi di smaltimento esistono perché esistono i rifiuti, non perché esiste il TLR. Oggi, per legge regionale del 2011, il bacino non è più provinciale ma regionale e la competenza del Piano Rifiuti è tassativamente in mano alla Regione. Pertanto, in base alle linee guida e al prossimo Piano Direttore, gli impianti di termovalorizzazione esistenti dovranno, per ora, essere tutti mantenuti in funzione – Ferrara compresa – per garantire l’autosufficienza regionale anche senza estensione del TLR. L’Emilia Romagna è una tra le poche regioni italiane che è in grado di garantire l’autosufficienza sulla questione rifiuti e spesso ha prestato anche soccorso a regioni in affanno, sulla base del principio di sussidiarietà e solidarietà. Regione e province oggi collaborano: ad Ostellato, per esempio, arrivano al TMB (trattamento meccanico biologico) rifiuti di territori regionali. I comuni capoluogo oscillano più o meno tutti sullo stesso livello di percentuali di raccolta differenziata, adottano le politiche relative alla riduzione dei rifiuti e ai sistemi di raccolta e smaltimento e sperimentano approcci per il recupero di materiali. In provincia abbiamo anche noi, quindi, un TMB, impianti per il compostaggio e altro ancora.

2. Il Comune di Ferrara ha chiuso il 2012 con una riduzione della produzione di rifiuti di circa il 7% rispetto al 2011, ossia circa 700kg/pro capite (urbano meno di 400 e assimilato il rimanente), con una percentuale vicina al 53% di raccolta differenziata (aumentata dal 2009 ad oggi di circa 11 punti percentuali) e un recupero effettivo che si scosta solo di 1,5 punti rispetto al differenziato. Ricordo che tutte le norme europee non parlano di percentuali di raccolta differenziata, bensì di materiale effettivamente recuperato. A Ferrara, per esempio, la plastica recuperata (di qualità elevata – dati Corepla) è passata dai 5 Kg/procapite all’anno del 2008 ai 13 Kg/procapite di oggi. Anche quest’anno il CONAI ci ha rimborsato, per i materiali conferiti, più di 1 milione di euro che andranno reinvestiti in servizi per i cittadini. Un grazie va pertanto ai cittadini.

Il Comune di Ferrara, capofila del progetto europeo LOWASTE, lavora per la creazione di un mercato locale dei rifiuti, sulle filiere di tessile, plastica, olio alimentare, arredi urbani e inerti e sui loro riprodotti. E coprotagoniste sono le imprese del territorio.

Stiamo ipotizzando la prossima apertura del Centro del Riuso presso la terza isola ecologica (quella di via Caretti). Un’importante azione per la riduzione della produzione di rifiuti riguarda il ritiro degli ingombranti a domicilio, voluto anche da HERA, affidato principalmente alle cooperative sociali che, intercettando il materiale prima di diventare ‘rifiuto’, ne permetterà la riduzione. Ricordo che siamo noi cittadini a determinare con i nostri comportamenti quanta spazzatura una città genera; fino a quando non decidiamo di disfarci di una cosa, quella cosa rappresenta un bene, non un rifiuto (lo dice anche il codice dell’ambiente). Lo diventa, invece, nel momento in cui la buttiamo. Per questo cerchiamo di intercettarla prima.

Un altro progetto che sarà attivato fin da giugno 2013, con partner Corepla, la grande distribuzione e le imprese, sarà finalizzato a rilavorare la plastica recuperata e creare riprodotti qui a Ferrara.

Molte altre azioni sono vive e vitali già da tempo e la filiera dei processi che anno dopo anno attiviamo si arricchisce sempre più di nuove iniziative. Queste, a differenza di tante parole e proclami, sono azioni vere! I cittadini lo devono sapere. Ferrara è attiva per ciò che riguarda le politiche sui rifiuti. Non è immobile perché – come afferma qualcuno – “sul territorio c’è il termovalorizzatore che deve bruciare per il TLR”.

3. Occorre evidenziare quindi, non solo il collegamento fra TLR e termovalorizzazione, ma anche i punti di separazione fra questi due sistemi. Ad esempio, non è detto che calore aggiuntivo non si possa trovare altrimenti, quand’anche il termovalorizzatore non funzionasse più. Le tantissime altre città italiane ed europee che usano il TLR hanno un mix di fonti energetiche che contempla quasi esclusivamente metano, biomassa, cogenerazione (quindi camini). Solo Ferrara potrebbe vantare di avere più del 55% di fonte geotermica. Ricordo che, in particolare per il Bacino Padano, i Piani sia Nazionale che Regionali per la qualità dell’aria, prevedono tra le politiche da adottare quella del TLR che serve ad allontanare i camini dalle città, oltre a ridurne la numerosità. Infatti il metodo del TLR nasce per far sì che gli appartamenti che lo usano non abbiano né caldaia né camino, che invece è unico e collocato là dove il calore si genera. Il mix delle fonti varia poi da situazione in situazione (anche se quello più diffuso resta metano, termovalorizzatore, biomassa, ecc). La geotermia è un’eccellenza ed è a Ferrara.

Il Piano per la Qualità dell’Aria è ciò che anche l’Europa si attende dall’Italia, già deferita alla Corte di Giustizia per assenza dello stesso. Nei Piani dei Paesi europei il TLR è ampiamente diffuso e valorizzato come una misura importante da adottarsi. Tanti ormai vanno alla ricerca della risorsa geotermica, considerata la più rinnovabile e pulita.

4. Come detto, anche la provincia di Ferrara è già dotata di un impianto TMB e di uno di compostaggio, nella logica di un sistema impiantistico integrato, da dimensionarsi a partire dall’esigenza prioritaria della prevenzione. Anche spingendo al massimo, in base alla migliore evoluzione tecnologica, il recupero di materiali con tali trattamenti “a freddo”, risulta in ogni caso inevitabile poichè rimangono rifiuti non altrimenti recuperabili, il cui destino finale sarà quindi o la discarica o, in parte, l’utilizzazione come combustibile secondario.

Per quanto riguarda le discariche tutti gli studi ritengono questa pratica da evitarsi ancor più dell’incenerimento. Quando decadrà la proroga che la Comunità Europea ci contesta sul potere calorifico massimo di 13400kJ/kg dei rifiuti accettabili in discarica, la cosa sarà a mio avviso assai più problematica di quanto non si pensi. Inoltre la Comunità europea vuole la chiusura delle discariche e l’Italia, ancora una volta, ricordo che è deferita alla Corte di Giustizia anche per le discariche abusive (oltre che per l’aria).

Per quanto riguarda invece l’utilizzo dei rifiuti come combustibile secondario, la combustione di un impianto industriale non è assolutamente meno impattante di quella di un inceneritore, che ha anzi limiti emissivi più restrittivi ed è dotato di sistemi di depurazione dei fumi assolutamente sovradimensionati rispetto agli altri impianti.

5. Concordo comunque che bisogna cambiare rotta e optare per la riduzione della produzione e per il recupero dei materiali. Un indicatore intelligente su cui ragionare e da adottare non è più rappresentato dalla ormai obsoleta percentuale di raccolta differenziata (dove spessissimo poi il materiale effettivamente recuperato non arriva alla metà), quanto invece dalla percentuale di materiale da mandare a smaltimento. Insomma, i rifiuti sono un problema, oltre che una risorsa. Eliminarli non dipende solo da come un’Amministrazione li tratta, ma anche dai comportamenti e dalla collaborazione di tutti. Che l’inceneritore vada usato il meno possibile e vada superato, questo è fuori da ogni discussione, ma occorrono i tempi necessari per arrivare alla chiusura totale. Nel frattempo la complessa questione dei rifiuti va governata al meglio.

Rossella Zadro, assessore all’Ambiente del Comune di Ferrara

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