Entro la fine di gennaio i centri che inizieranno le sperimentazioni dello studio “Brave Dreams” (metodo Zamboni) saranno quattro; entro la primavera saranno 10 gli istituti autorizzati in cui la sperimentazione entrerà nella fase operativa. La notizia arriva dallo Steering Committee, il “comitato scientifico” che guida i lavori della sperimentazione, e che ribadisce che lo studio non verrà interrotto e nemmeno condizionato da altri studi finanziati da enti privati. “La volontà – spiega in una nota l’azienda ospedaliero universitaria di Ferrara – è quella di fornire, attraverso i dati generati da Brave Dreams, un fortissimo contributo alle conoscenze”. Al termine della sperimentazione saranno quasi 700 i pazienti studiati e che si ritiene che lo studio si concluda entro 2 anni.
Nel frattempo, alla fine dello scorso anno, la Regione Emilia-Romagna ha espresso soddisfazione per la sperimentazione dell’angioplastica come trattamento per la Ccsvi associata alla sclerosi multipla, impegnandosi “affinché studi contrapposti, condotti da privati e seppur meritevoli, non siano utilizzati per condizionare o frenare la sperimentazione su tutto il territorio nazionale”. La Regione Emilia-Romagna ha finanziato la sperimentazione della “cura Zamboni” e ha preso posizione approvando in assemblea legislativa due risoluzioni politiche. La prima per impegnare la giunta regionale a contrapporsi a un uso di studi diversi che intenda “condizionare o frenare” la sperimentazione clinica del trattamento per l’Insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (Ccsvi); la seconda per esprimere soddisfazione per il protocollo di sperimentazione, evidenziando i 58.000 malati di sclerosi multipla in Italia e ripercorrendo le ricerche di Zamboni a Ferrara.
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