Dopo la clamorosa gaffe via facebook su Vendola, Luigi Marattin è salito oggi in municipio e ha rassegnato le proprie dimissioni, rimettendo il mandato nelle mani del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani. Che, come previsto, le ha rifiutate. Un gesto apprezzabile dal punto di vista del protocollo, che dimostra il ‘pentimento’ dell’assessore al bilancio che, dopo essersi cosparso il capo di cenere, aveva chiesto scusa pubblicamente sia al diretto interessato del suo dileggio (Vendola) sia all’amministrazione e al partito di appartenza (Pd).

Un gesto apprezzabile, si diceva, ma pur sempre un pro forma, dal momento che già dal giorno successivo lo scoppio del caso era stato chiaro ai più che da parte del sindaco non c’era nessuna intenzione di decapitare l’assessorato alle finanze in un momento in cui sono aperte le discussioni per la redazione del bilancio comunale.

In quell’occasione (vai all’articolo), nonostante la richiesta di dimissioni arrivata da Sel, Tagliani aveva chiarito che si augurava “che l’accaduto non abbia per l’assessore ulteriori riflessi sul piano politico considerando che l’amministrazione comunale ha bisogno anche del suo lavoro per completare l’iter di definizione del bilancio 2013: un bilancio che richiede il massimo impegno e tanta serenità da parte di tutti”.

A rimarcare la volontà di tenersi stretto Marattin, il sindaco aveva anche cercato di sminuire la portata della gaffe politica davanti al palco dei sostenitori di Bersani (vai all’articolo): “Senza i giovani il partito non va avanti. Poi certo ci vuole un po’ di pazienza, quando su Facebook o Twitter scrivono cagate. Con tanta amicizia”.