Politica
11 Luglio 2012
Spending review, i sindaci Pd criticano il governo. “Non siamo noi la casta"

Tagliani: “Serve Mandrake per far quadrare il bilancio”

di Redazione | 4 min

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La spending review è ormai il tormentone dell’estate, ma si appresta ad essere un (ennesimo) tormento per il Partito democratico, stretto com’è tra parlamentari che a Roma – pur tra distinguo ed emendamenti – hanno finora votato le proposte del governo, e amministratori sul territorio che di inglesismi e tagli proprio non vogliono sentir parlare. È una distanza emersa chiaramente ieri sera al dibattito ‘I comuni: un motore per l’Italia’ nell’ambito della festa della Rivana.

Per il primo cittadino di Portomaggiore Nicola Minarelli, ad esempio, “è una vergogna che su tagli di 10 miliardi ad un bilancio di 800, due siano chiesti ai Comuni. E mi fa specie che a tagliare sia un governo composto di persone qualificate, e ancora di più che il mio partito non si faccia carico del tema: perché non alza la voce? Cos’è questa se non macelleria sociale? Non ho perso la speranza che il Pd capisca, sennò sarebbe un problema”.

Di aver già compiuto sforzi importanti l’ha rivendicato Filippo Parisini, presidente di quell’Unione terre e fiumi i cui membri “si sono riorganizzati e gestiscono insieme servizi per 40mila abitanti. Eppure, di fatto siamo commissariati: il decreto ci costringerà a tagliare risorse in corso d’esercizio, risorse che avremmo destinato a qualche manutenzione”. E siccome lo sguardo di tutti è già alle politiche della prossima primavera, per Parisini il Pd dovrebbe non mettere in campo “una visione compassionevole dello stato, in cui i servizi essenziali anziché dal pubblico sono erogati da associazioni e fondazioni: io sono per il pubblico, snello ed efficiente, ma pubblico”.

Negli enti locali vicini ai cittadini, sprechi non ce ne sono più da tanti e tanti anni” ha rincarato la dose il sindaco di Vigarano Barbara Paron, aggiungendo che in un comune terremotato come il suo “la spending review la stiamo facendo dal 20 maggio” e al tempo stesso “3 milioni e 296mila euro che abbiamo sono bloccati dal Patto di stabilità: non è possibile che con l’esecutivo tecnico esista ancora questo sistema, è ora che la politica seria si riappropri del governo”.

Ma le bordate più dure contro i professori sono giunte dall’intervento appassionato del primo cittadino del capoluogo Tiziano Tagliani. “Io ho un assessore pazzo – ha scherzato a proposito di Luigi Marattin –, che già lo scorso anno previde come sarebbe andata con l’Imu, ma quasi tutti i comuni hanno approvato il bilancio preventivo in giugno: bene, dieci giorni dopo il governo è intervenuto con la spending review, che in realtà significa il solito taglio agli enti locali, solo tradotto in inglese. E così, noi ora dobbiamo trovare due milioni tra agosto e settembre, senza toccare mutui e stipendi: solo il Mago Zurlì e Mandrake ce la potrebbero fare, ma noi lo stiamo diventando”.

A parere del primo cittadino estense, però, il fatto più grave è “un governo che dice e chiede cose che non fa: noi abbiamo dimezzato, da 32 a 16, i dirigenti del Comune, ma a questo punto sarebbe stato più conveniente non farlo e limitarci al taglio del 20% chiesto dall’esecutivo. Noi abbiamo mandato a casa dieci consigli d’amministrazione, ossia lasciato senza stipendio trenta ex consiglieri: il governo sarà capace di mandare a casa cento consigli?”.

Allargando lo sguardo oltre i dipendenti del Comune, con la spending review “si aboliranno le sedi del Giudice di pace in provincia – ha continuato Tagliani –, ma non significa che queste persone saranno lasciate a casa: no, il comune dovrà trovare loro un ufficio nel raggio di 50 metri dal tribunale, perché la Banca d’Italia non concede propri spazi. Suggerisco ai cittadini di segnalare questi fatti” ha proseguito, ricordando gli avvisi che Enrico Bondi aveva sollecitato in proposito.

Insomma, “questa gente ha molto studiato, ma il mestiere dell’amministratore non lo sa fare, perché non è mai entrata nel merito di queste cose”, e scarica “la chiusura delle scuole e il taglio dei sussidi ai sindaci, che hanno uno stipendio bassissimo e ogni giorno prendono sberle dai cittadini. Ma i cittadini devono capire che non ce l’ha ordinato il medico di svolgere questo ruolo”.

“Siamo stati inseriti nella casta, nei privilegiati – ha proseguito sul tema il presidente dell’Associazione comuni del Delta Marco Roverati –, ma io faccio il sindaco per 400 euro al mese, e intanto continuo il mio lavoro. Essere avvicinati alla casta è stata una sberla”.

Gli ospiti erano sindaci, ma un accenno agli accorpamenti delle province non poteva mancare: per Minarelli è “un’operazione di facciata, perché i dirigenti e funzionari non andranno a casa e perderemo tempo ed energie per ridisegnarle, risparmiando a livello nazionale due o tre milioni di euro”.

Ma nel caso, noi con ci aggregheremo? Modena e Reggio, ricostruendo il Ducato estense? “È un’ipotesi – ha affermato Tagliani –, ma chiediamoci piuttosto cosa c’è dietro”. Perché il sindaco, dietro il fumo delle province, vede l’arrosto di “un accorpamento di corpi dello Stato, come questure e prefetture, che lo prenderebbero con molta meno filosofia rispetto a Marcella Zappaterra. Pensiamo allora cosa sarebbe una conferenza dei servizi sociali e sanitari allargata ai sindaci modenesi e reggiani, province con il doppio dei residenti ma la metà degli ospedali…”.

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