Cronaca
21 Giugno 2012
Decide la Cassazione. Nei primi gradi poliziotti condannati a 3,5 anni

Caso Aldrovandi, è il giorno del giudizio definitivo

di Marco Zavagli | 3 min

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I giudici della Corte di Appello durante la sentenza del secondo grado

È il giorno definitivo per il caso Aldrovandi. Questa mattina il processo per la morte del diciottenne avvenuta in via Ippodromo a Ferrara il 25 settembre 2005 vedrà l’ultima parola. Quella dei giudici della Corte di Cassazione. L’ultimo grado di giudizio, che renderà la sentenza definitiva, dovrà stabilire se Luca Pollastri, Enzo Pontani, Paolo Forlani e Monica Segatto sono i responsabili di omicidio colposo per la morte di Federico.

Il primo grado, deciso il 6 luglio 2009, vide il giudice del tribunale di Ferrara Francesco Caruso condannare i quattro poliziotti a tre anni e mezzo più il risarcimento nei confronti dei familiari e le spese processuali.

Il 10 giugno 2011 la corte d’Appello di Bologna confermò quel verdetto (pena ridotta a sei mesi con l’indulto), senza provvisionali per le parti civili, che avevano rinunciato a costituirsi dopo il risarcimento offerto dal Ministero dell’Interno e le scuse private fatte dal capo della Polizia Antonio Manganelli.

Dopo l’udienza che inizierà alle 10 di mattina, nel tardo pomeriggio di oggi è attesa la decisione finale, che spetterà alla IV sezione della Suprema Corte. A Roma ci saranno tutti, tranne lei, Patrizia Moretti. La madre di Federico, quella che ha fatto esplodere il caso a livello nazionale raccontando al mondo attraverso un blog la storia di suo figlio, sarà costretta a casa per i postumi di un piccolo intervento chirurgico.

A Roma ci saranno il marito Lino e il figlio minore Stefano. E con loro anche Lucia Uva e Ilaria Cucchi (le sorelle di Giuseppe e Stefano, anch’essi morti davanti a delle divise), presenti anche durante la sentenza di appello. “Tutta la famiglia reale e quella acquisita in questi anni”, come la definisce Patrizia Moretti, che chiede “a tutte le persone che ci sono state vicine in questi anni di essere lì con la mente e di tenere per mano Federico”.

Oltre alle altre “donne coraggio” sarà presente anche Amnesty International, che ha fatto del caso Aldrovandi il simbolo della battaglia per spingere l’Italia alla ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e altri maltrattamenti.

La stessa Moretti, insieme al suo avvocato, Fabio Anselmo, a Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Domenica Ferulli, Patrizia Moretti, Luciano Isidro Diaz, è tra i primi firmatari della petizione per chiedere al Governo e al parlamento l’introduzione del reato di tortura nel codice penale.

Da questa sentenza la famiglia si attende anche – in caso di condanna definitiva – provvedimenti disciplinari nei confronti dei quattro poliziotti. I genitori di Federico da sempre chiedono che, se riconosciuti colpevoli in via definitiva, vengano espulsi dalla Polizia di Stato.

Non la pensa così l’avvocato Gabriele Bordoni, che fa parte della difesa insieme ai colleghi Michela Vecchi, Giovanni Trombini e Piersilvio Cipolotti. “Io ho sempre creduto in quello che abbiamo sostenuto fin dall’inizio – sostiene Bordoni -, ossia che l’intervento di via Ippodromo fosse legittimo; se così non fosse non avrei sostenuto le mie tesi difensive sapendo che dall’altra parte c’era la morte di un ragazzo. Porteremo la nostra tesi anche in Cassazione, sempre nel rispetto della memoria di Federico e della sua famiglia, rispetto che ovviamente è rimasto inalterato”.

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