Eventi e cultura
21 Aprile 2012
La curatrice Bonora: "Alcune opere saranno un pugno nello stomaco"

A Ferrara sette artiste per una Biennale “sovversiva”

di Redazione | 3 min

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Una mostra “rischiosa” e “sovversiva”, questi gli aggettivi usati per presentare la quindicesima edizione della Biennale donna, collettiva di arte contemporanea che inaugurerà oggi pomeriggio alle 18, presso il Pac di Ferrara. Il tema scelto per il 2012 è la violenza, articolata nelle sue diverse forme, non limitata al discorso di genere. “Non è una mostra consolatoria  – ha spiegato la curatrice Lola Bonora -. I lavori selezionati potranno essere percepiti dagli spettatori come un vero e proprio pugno nello stomaco, ma in questo momento credo che uno stimolo del genere faccia bene a tutti”. Piramidi di kalashnikov, donne nude, impacchettate e gettate tra i rifiuti come spazzatura qualsiasi, armature metalliche modellate in forma di lingerie sexy: le artiste chiamate a partecipare – sette voci già affermate a livello internazionale – hanno giocato soprattutto di contrasto: concettuale, materico, sentimentale.

Loredana Longo ad esempio ha predisposto per la Biennale un’installazione site specific, dove mescola e confonde la ruvidezza del cemento alla morbidezza del cotone, il silenzio della materia anonima al racconto individuale nascosto tra le pieghe dei vestiti. L’artista ha creato un’inedita “lapide” per commemorare le donne morte il 25 marzo 1911 a New York, bruciate nell’incendio che ha distrutto la fabbrica di camice dove lavoravano. Ha lastricato una stanza del padiglione con 146 piastrelle – una per ogni vita spenta a causa dell’incidente – e all’interno di ciascuna ha intrappolato una camicia. “I visitatori non potranno sottrarsi al dialogo – ha sottolineato la giovane curatrice Silvia Cirelli -: saranno anch’essi vittime, partecipi della sofferenza che emana dal ricordo, e allo stesso tempo carnefici, calpesteranno con le proprie scarpe la memoria”.

Protagoniste dell’esposizione anche la video art di Yoko Ono, i lavori di Nancy Spero, di Valie Export, di Lydia Schouten, di Regina Josè Galindo e di Naiza H. Khan. La direttrice della Galleria d’arte moderna e contemporanea di Ferrara, Maria Luisa Pacelli, le ha presentate soffermandosi sulla “vocazione sovversiva del loro operato, sulla scabrosità dei linguaggi usati, che testimoniano non solo la forza del tema scelto ma anche l’urgenza poetica di comunicare, di mettersi in gioco”.

Deanna Marescotti, assessore comunale alle pari opportunità, ha ricordato come queste opere saranno oggetto di studio da parte dei ragazzi delle scuole superiori ferraresi, i quali saranno poi invitati a trasformare lo stimolo raccolto in un proprio elaborato, da esporre in occasione del 25 novembre, Giornata nazionale contro la violenza sulle donne.

“In un momento come quello attuale, in cui tante iniziative e spazi dedicati all’arte contemporanea scompaiono o sono prossimi alla chiusura – ha precisato il vicesindaco Massimo Maisto, in riferimento alle recenti polemiche apparse sul quotidiano La Repubblica -, l’amministrazione di Ferrara è orgogliosa di essere controcorrente, di continuare a occuparsi di contemporaneità e di coinvolgere la cittadinanza in questo percorso”. Sulla stessa linea l’intervento dal capogabinetto della Provincia, Manuela Paltrinieri: “questa città ha una tradizione in questo senso che è doveroso rispettare e coltivare al meglio”.

A rappresentare la sezione locale di Udi, promotore e storico organizzatore dell’iniziativa, Liviana Zagagnoni ha raccontato come – “nonostante il tema della violenza sia rischioso” – l’apertura al pubblico avverrà sotto i migliori auspici. La prima visitatrice informale della Biennale è stata infatti Dacia Maraini, accompagnata in mattinata attraverso le sale per un’anteprima.

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