Politica
19 Febbraio 2012
“La centrale produrrebbe ogni anno, quattro volte le emissioni di Milano”

Porto Tolle, tutti i no al carbone

di Redazione | 3 min

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Una recente manifestazione presso la centrale di Porto Tolle

Una trentina di persone ha partecipato ieri pomeriggio al bar Tiffany all’aperitivo ‘No al Carbone’, organizzato da Legambiente anche per confrontarsi sui motivi di opposizione alla strategia energetica basata su fonti fossili.

Moderato dal presidente del circolo di Ferrara Claudio De Rossi, all’incontro sono intervenuti Lorenzo Frattini (presidente di Legambiente Emilia-Romagna), Marco Monari (capogruppo del Pd in Regione e firmatario della risoluzione che si oppone la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle) e Mario Rocca (fisico esperto di temi ambientali, fonti di energia rinnovabili ed economia dello sviluppo energetico del nostro territorio). Presenti anche l’assessore all’Ambiente del Comune di Ferrara Rossella Zadro ed il sindaco di Mesola Lorenzo Marchesini.

Ovvio dunque che un appuntamento del genere nel nostro territorio fosse centrato sul progetto di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, situata all’interno del Parco del Delta, cui da tempo Legambiente, insieme con altre associazioni, si oppone.

L’inizio dell’incontro è stato pacificamente “occupato” per un paio di minuti da due bondenesi, che hanno invitato i presenti a partecipare nel loro paese alla ‘Sagra della merda’ (sic), riferendosi alle esalazioni emanate dalla centrale a biomasse sita nel comune matildeo.

Dopodiché, Frattini ha ricordato come “se da una parte l’energia elettrica prodotta in Italia con il carbone è pari al 14% del totale, questa produzione emette il 30% della Co2 emessa nel produrre energia”, e al tempo stesso “quattro dei dieci siti più inquinanti in Italia sono centrali a carbone”. Una scelta insomma, quella del carbone, in controtendenza non solo ambientale, “ma anche economica, perché se oggi il carbone ha prezzi convenienti, fra qualche anno potrebbe conoscere la stessa volatilità del prezzo del petrolio”.

Al contrario, nell’area andrebbe portato avanti il progetto del Parco del Delta, ha concluso Frattini, “e per questo insieme a Legapesca abbiamo chiesto un incontro al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Corrado Clini per valutare le due alternative possibili: o l’alternativa ‘zero’, ossia non riconvertirla, oppure, se proprio, riconvertirla a gas”.

Più partitico invece l’intervento di Monari, che ha ricordato come su questo tema il Pd marci diviso, una divisione che passa lungo la linea di confine regionale: “Nel Veneto esiste un ampio e largo bacino di consenso all’idea di rendere attiva la centrale a carbone, bacino di cui fa parte anche il Pd. Non è un conflitto interregionale nel partito – ha voluto mettere in chiaro – ma una dialettica che ha bisogno ancora di molti passi per avvicinare posizioni lontane”. Oltre alla questione ambientale, Monari ne ha indicata una sociale, ossia “la cura di un parco che può diventare una risorsa per quanto riguarda il turismo e la pesca”.

Ecco perché nella risoluzione approvata con i voti dell’intero centrosinistra e anche di qualche esponente di opposizione, oltre a ricordare le “dieci milioni di tonnellate di carbone che la centrale emetterebbe ogni anno, quattro volte quelle emesse da Milano, e le 3.700 tonnellate di ossidi di zolfo, più di quelle emesse da tutte le auto italiane”, si auspica un “piano economico alternativo per l’intera area”.

Rocca ha infine rilevato l’opportunità di “convertirsi all’utilizzo di tecnologie rivolte alla trasformazione delle energie rinnovabili, come ha fatto la Germania, che così è anche riuscita ad uscire dalla crisi creando posti di lavoro. Non si cura la malattia con altra malattia”

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