L’accusa è che avessero messo in piedi un’organizzazione con il fine di smaltire rifiuti pericolosi. Una vicenda che ormai risale a diversi anni fa, per la precisione al periodo che va da settembre 2002 a tutto dicembre 2003. Per i fatti avvenuti in quell’epoca si è svolta ieri l’udienza del processo che vede imputati Alessandro Zoffoli detto ‘Davide’, Roberto Zoffoli, Angelo Beccalossi, Andrea Nanetti e Roberto Marchi. Per tutti il pm ha chiesto 4 anni e il giudice, dopo aver ascoltato pm, parti civili e avvocati della difesa, ha rinviato al 19 aprile per le eventuali repliche e per la lettura del dispositivo.
Tutto ruota attorno alla Zoffoli Metalli di Tamara di Copparo, una delle più forti aziende del ferrarese, che recupera dai cavi elettrici i fili di rame. Il risultato finale di questa operazione lascia come prodotto di scarto la ‘gommina’, un rifiuto che dovrebbe essere smaltito in discariche autorizzate. All’epoca però era d’uso mettere la ‘gommina’ negli ippodromi o nei maneggi per rendere più morbido il terreno e agevolare lo sgambamento dei cavalli. L’accusa iniziale è che la Zoffoli avesse scaricato tale materiale in ben 45 maneggi in Toscana, ma successive indagini hanno indotto la stessa accusa a chiedere di tenere in considerazione solo 15 di questi casi. Tali indagini avrebbero riscontrato anche la presenza, in un paio di casi, di rame e soprattutto piombo, ritenuto anch’esso pericoloso.
Ieri le arringhe dell’accusa e dei legali degli imputati. Nanetti è difeso da Fabio Anselmo, Beccalossi da Roberto Testa, Roberto Zoffoli da Eugenio Gallerani, mentre Alessandro Zoffoli si è rivolto a Riccardo Ziosi. La difesa ha cercato di smontare l’ipotesi accusatoria dell’organizzazione: “Semmai – è la tesi dell’avvocato Ziosi – si tratta di altro reato legato allo smaltimento di rifiuti speciali, ma la fattispecie è diversa”. Un reato che comunque, secondo i difensori, dovrebbe prescriversi a settembre.
Comunque vada, restererrero in piedi le richieste di parte civile: 320mila gli euro chiesti dall’Avvocatura dello Stato e ben 350mila quelli chiesti dalla Regione Toscana come risarcimento per danno ambientale.
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