
Alberto Alberti
Secondo il ministero della Sanità è l’inquinate cui è stata dedicata maggiore attenzione la legislazione italiana. Nel nostro Paese è fuori legge dal 1992. Eppure di amianto ci si ammala ancora.
Ne sa qualcosa Alberto Alberti, ferrarese di 56 anni, sposato, una figlia. In questi mesi è impegnato come parte civile nel processo che si tiene a Mantova contro gli ex vertici della Montedison, dove lui lavorò dal 1979 al 1987. Molti dei suoi colleghi sono morti. Per patologie che potrebbero essere ricondotte all’esposizione all’amianto.
Ora anche lui convive con la paura. Ma il suo coraggio è più forte. Nemmeno di fronte al responso dei medici “che mi hanno trovato, dopo uno dei tanti esami di controllo che faccio da anni, delle placche pleuriche nei polmoni”, si lascia abbattere.
E a Ferrara, la sua città, ha di recente fondato l’Aeac, l’Associazione esposti all’amianto e altri cancerogeni (www.aeac-fe.com). Appena nata l’Aeac vanta già un centinaio di iscritti tra persone residenti in città e in provincia.
“Siamo nati per dare assistenza alla famiglie delle vittime e dei malati – spiega Alberti -, fornendo consigli e assistenza legale gratuita attraverso i nostri avvocati, David Zanforlini del foro di Ferrara, ed Ezio Bonanni del foro di Roma”.
La prossima iniziativa sarà a breve. “In primavera abbiamo intenzione di organizzare a Ferrara un convegno per dar voce alle famiglie interessate dalla malattie asbesto-correlate (che derivano dall’esposizione all’amianto, ndr)”.
Nel frattempo, “stiamo cercando di contattare le persone affette da patologie di questo tipo, per stilare una statistica dell’incidenza nella nostra provincia”. L’unica presente al momento, il registro regionale Renam, “non è completamente aggiornato”.
Per informazioni e donazioni è possibile contattare l’associazione alla e-mail info@aeac-fe.com o al telefono 338.3678602.
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