Attualità
18 Agosto 2023
Celebrati i funerali del 38enne che è morto nello schianto di via Canonici, mentre era in sella alla sua moto. Sulla bara il casco e una tuta da motociclista

L’ultimo viaggio di Alessio Maini: “Ciao Maio, persona piacevole e sensibile”

di Davide Soattin | 3 min

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Una tuta da motociclista e il casco sistemati sulla bara, per l’ultimo viaggio. C’erano circa duecento persone a salutare Alessio Maini, il 38enne morto nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 agosto dopo aver perso il controllo della sua motocicletta in via Canonici, finendo in maniera fatale prima contro un’automobile in sosta a bordo strada e poi rovinando a terra.

A pochissimi metri da quel maledetto tratto di strada, nella mattinata di giovedì 17 agosto, amici e colleghi di lavoro, oltre a semplici conoscenti, hanno affollato la chiesa della Sacra Famiglia di via Bologna, stringendosi attorno al dolore di papà Davide e mamma Rossella per la perdita del figlio, avvenuta in circostanze ora al vaglio degli inquirenti.

Per far luce su quanto accaduto, infatti, la Procura ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per omicidio colposo e ha avviato accertamenti per ricostruire un eventuale nesso di causalità tra l’incidente e una buca che è stata rattoppata dagli stradini con una colata di asfalto fresco poche ore dopo l’incidente mortale, già denunciata e documentata da tempo dai residenti della zona.

A officiare la funzione, affiancato da don Marco Viti, parroco di Porotto, è stato don Marco Benzi che, durante l’omelia, ha sottolineato l’importanza di continuare a tenere vivo il ricordo di chi non c’è più: “Oggi si respira un’aria di dolore per la perdita di un amico, di un fratello e di un parente. Ma allo stesso tempo anche aria di affetto, un legame che non si interromperà mai. Né da parte di Alessio, né da parte nostra. Ci stringiamo attorno ai genitori in un momento – ha proseguito – che è difficile anche per un sacerdote perché a queste tragedie non ci si abitua mai“.

“Alessio – ha aggiunto il prete – è stato e sarà sempre presente. Sarà sempre uno di noi. E questo ci aiuterà ad affrontare quel dolore lancinante, che ci prende dentro quando li saluti che escono di casa e poi ti telefonano per dirti che non ci sono più e la vita cambia. Ma noi non dobbiamo cedere perché lui non lo vorrebbe. Anzi, vorrebbe che, seppur addolorati, il nostro sguardo sia rivolto al cielo. Questa vita a volte può essere un cielo buio, ma a volte può essere illuminata dalle stelle. E una di quelle stelle è Alessio, la cui vita mai si spegnerà“.

A raccontare, foglietto alla mano, che persona fosse «Maio» è toccato poi a un amico, a lui legato da un’amicizia nata sui banchi delle scuole medie: “Sapeva ascoltare ed era una persona piacevole, nel senso che piaceva. Non era di quelli che si preoccupano di piacere. Lui piaceva perché era simpatico e sensibile e, anche se ultimamente non ci vedevamo di frequente, la nostra si può dire che sia stata una vera amicizia. Spesso ci siamo detti «oh, ma se non ci fossimo incontrati?». Ora invece, per aiutarmi, come spesso si fa, ho pensato a cosa mi avrebbe detto. Sono sicuro che mi avrebbe messo la mano sulla spalla e mi avrebbe detto «dai valà, son cose che capitano»”.

“Cos’eravamo lo sappiamo solo io e te” ha affermato successivamente un’amica, mentre addosso portava una maglia che «Maio» le aveva regalato anni fa. “Per me eri un amico, un fratello e un compagno. E in questi anni eri diventato un punto fermo e ti eri posto l’obiettivo di proteggermi sempre. E forse non ti ho mai detto quanto fossi indispensabile. Ti devo ringraziare per avermi amata anche quando non riuscivo a farlo io e perché non l’ho mai fatto abbastanza. E adesso come faccio senza di te?” ha concluso, con la voce rotta dalla commozione.

Al termine della cerimonia, il feretro ha proseguito il proprio viaggio verso il cimitero di Porotto.

 

 

 

 

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