Cronaca
11 Agosto 2023
Dall'autopsia non sono al momento emersi elementi macroscopici. Squadra Mobile al lavoro per ricostruire la catena decisoria relativa al secondo filone di inchiesta per l'eventuale ritardo nelle comunicazioni tra l'ospedale e l'autorità giudiziaria

Morti sospette a Cona. La Procura dispone anche gli accertamenti tossicologici

di Davide Soattin | 3 min

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Al momento non sono emersi macroscopici elementi dalle due autopsie che, nella giornata di mercoledì 9 agosto, all’ospedale Sant’Anna, si sono svolte sui corpi di Gabriella Cimatti, 80enne di Forlì, e Mara Cremonini, 71enne di San Pietro in Casale, nel Bolognese, le due donne morte a Cona tra il 27 e il 28 luglio, dopo essersi sottoposte allo stesso intervento di oculistica oncologica.

L’esame, svolto dal professor Giambattista Golé di Torino, medico-legale nominato come consulente dal pm Andrea Maggioni, aveva come obiettivo quello di indagare quali siano state le modalità e le cause dei due decessi e se ci sia stata, nello specifico, una correlazione tra la morte e quello che è stato il comportamento dei 22 sanitari indagati per omicidio colposo, vale a dire sette componenti equipe medico-chirurgica, undici tra infermieri e Oss, un medico oculista e tre anestesisti.

Gli accertamenti medico-legali si sono svolti davanti ai consulenti nominati dalle difese (dottori Lorenzo Marinelli, Mauro Martini e Alessandra Bergonzini) e dalle parti offese (dottori Elena Bignardi e Enzo Micaletti) e gli esiti finali sono attesi entro 60 giorni, quando arriveranno anche le risultanze degli esami istologici.

Nel mentre, la Procura ha nominato – su richiesta del proprio consulente – un tossicologo per svolgere sul corpo delle due vittime anche gli esami tossicologici, utili a fornire un quadro ancora più preciso e circostanziato di quanto sia accaduto alle due donne.

Nessuna novità, invece, per quanto riguarda il secondo filone dell’inchiesta, quello che riguarda l’apertura di un fascicolo di indagine per il reato di omesso referto. Al momento sono al lavoro gli uomini della Squadra Mobile di Ferrara che, coordinati dal pm Andrea Maggioni, stanno ricostruendo la catena decisoria che avrebbe portato l’ospedale ad avvisare l’autorità giudiziaria di quanto accaduto solamente nella giornata del 31 luglio, come comunicato dalla stessa Azienda.

Un po’ troppo tardi secondo il pm Maggioni, considerando che l’articolo 365 del codice penale, quello appunto relativo al reato in questione, prevede che “chiunque, avendo nell’esercizio di una professione sanitaria prestato la propria assistenza od opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto per il quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne all’Autorità indicata è punito con la multa fino a 516 euro“. Tra le altre cose, secondo una normativa specifica (Dpr 285/90 e Legge 83/1961), non solo in caso di sospetto di reato c’è l’obbligo della comunicazione, ma anche di non agire in alcun tipo di modo, sospendendo le operazioni e lasciando che a procedere sia l’autorità giudiziaria.

Il fascicolo per far luce sull’eventuale ritardo nelle comunicazione è per ora aperto contro ignoti, in attesa che gli inquirenti accertino chi avrebbe avuto il compito di informare la Procura, chi non l’ha fatto e gli eventuali motivi di questa scelta.

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