Le lamentele della guida turistica Eleonora Fortini non sono un caso isolato. Le sue considerazioni sul centro storico di Ferrara “snaturato” da camion, cartelli di sagre e teli, hanno preceduto di pochissimo quelle di un gruppo di guide turistiche abilitate, con esperienza pluriennale a Ferrara, che hanno sentito l’esigenza di condividere alcune riflessioni sulle attuali politiche del turismo adottate dall’Amministrazione comunale e “sulle conseguenze che esse comportano sul nostro comune patrimonio storico-artistico, urbanistico e paesaggistico”.
Ne riportiamo, come da loro stesse richiesto, il testo integrale della ‘lettera aperta all’Amministrazione comunale di Ferrara”.
“Pensando al turismo come lo definisce Emilio Casalini, in Rifondata sulla bellezza (2016), “una convenzione internazionale di pace e scambio tra i popoli […] inclusivo […] basato sull’accoglienza: ascolto prima, dialogo poi […] ecologico, perché si nutre di un ambiente sano, pulito, rispettato: più si tutela l’ambiente più si sostiene il turismo e viceversa. Ha un’etica sociale, perché massimizza la valorizzazione dell’esistente e il rispetto degli altri. E’ diffuso sul territorio, dove redistribuisce i benefici in modo più ampio rispetto ai profitti dei grandi gruppi aziendali”, sorge spontaneo l’interrogativo: ma cosa sta diventando Ferrara? Che immagine di sé offre una città in cui le piazze medievali sono costellate di wc chimici, spazzatura, barriere di vario genere, automobili, furgoni e
tir, fino a non solo ostacolare la libera circolazione quotidiana dei cittadini e dei turisti, ma addirittura a nascondere interamente o parzialmente le proprie bellezze architettoniche? Cosa dovremmo mostrare ai gruppi di visitatori arrivati fin qui per scoprire la città ideale del Rinascimento patrimonio dell’Unesco? Come raccontare all’inizio di via Mazzini l’accesso al ghetto ebraico, di rilevanza nazionale e internazionale, tra i cavi, le transenne e l’ingombro di un palco sovradimensionato? E che dire dell’imbarazzante nuova illuminazione delle mura storiche, che le fa sembrare a strisce di notte e un’infilata di cassonetti di giorno? Che penserà la Soprintendenza di tutto questo? Il turismo come concepito dall’Amministrazione comunale è a senso unico, prevede quasi esclusivamente la dimensione dell’intrattenimento consumistico e omologante, a scapito della comunicazione delle peculiarità, della storia, dei saperi (sì, esistono i saperi, non solo i sapori!).
Non sono certo sufficienti le mostre temporanee per compensare l’assenza di cura della città storica e la mancanza di una progettazione organica del turismo culturale a Ferrara. Le chiavi per far funzionare il turismo, secondo Casalini, sono “identità, coscienza e rispetto. Ossia esattamente quello che servirebbe per vivere meglio anche noi. Perché il turismo ha questo immenso, specifico vantaggio: tutto quello che facciamo per accogliere chi arriva da lontano, alla fine lo facciamo anche per noi”. Questa visione a Ferrara non esiste: il turismo sembra imposto ai cittadini come un male necessario, con tanti effetti collaterali, che però bisogna sopportare perché porta soldi”, Bruce Springsteen al parco Bassani docet.
Urge un serio ravvedimento per ritrovare gli equilibri perduti e progettare un turismo che sia PER la città, non CONTRO i suoi valori più alti, un obbiettivo che si può raggiungere aprendo un dibattito costruttivo con tutte le parti in causa”.
Lucia Bonazzi
Maria Cristina Pirani
Giuseppe Quattrini
Marcella Ravaglia
Andrea Semeghini
Enrichetta Simioli
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