Il giorno che doveva decidere le sorti processuali, e politiche del vicesindaco Nicola Lodi è stato rimandato. Il gup Danilo Russo non ha emesso sentenza sul giudizio per rito abbreviato che vedeva Lodi imputato per concussione.
Dopo una riserva durata quasi tre mesi (tanto il tempo passato dalla richiesta di 2 anni e 8 mesi avanzata l’11 novembre dal pm Alberto Savino), il giudice di fronte alle parti – il sostituto procuratore, Lodi con gli avvocati difensori Carlo Bergamasco e Ciriaco Minichiello e la parte civile Daniel Servelli assistito dall’avvocata Gaia Fabrizia Righi – ha letto un’ordinanza di quattro pagine.
Quattro pagine nelle quali la toga restituisce gli atti al pm per una nuova qualificazione del reato. Non più concussione, secondo il giudice, bensì induzione indebita (questa almeno l’ipotesi che sarà chiamata a valutare la pubblica accusa): l’articolo 319 quater del codice penale che rientra anch’esso tra i delitti contro la pubblica amministrazione e rientra negli impedimenti della Legge Severino.
La fattispecie di reato in questione, che punisce il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce qualcuno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità. Un reato punibile con la reclusione da sei anni a dieci anni e sei mesi.
Una fattispecie che però lascia aperta una porta su un’ulteriore tranche del processo, che potrebbe veder implicato anche chi, pur non essendo stato costretto dal pubblico ufficiale, ma solo indotto, ha assecondato le richieste che gli sono state fatte.
La vicenda risale al luglio del 2020, quando Lodi scrisse al presidente di Cidas Daniele Bertarelli una lettera dalla sua mail istituzionale chiedendo di “valutare immediatamente in fase cautelare un ruolo diverso al di fuori della struttura ospedaliera, in quanto da troppo tempo l’azione diffamatoria e lesiva continua imperterrita mettendo in cattiva luce chi da anni lavora per la salute dei ferraresi”.
Tutto questo era “necessario per mantenere sereni rapporti collaborativi con la vostra cooperativa e che vogliamo non vengano meno per colpa di una persona di questo genere. Spero in una soluzione veloce e decisiva”.
Servelli non venne rimosso dall’incarico, ma subì comunque delle conseguenze disciplinari.
Nel frattempo, dopo che Estense.com pubblicò in esclusiva la lettera di Lodi che fece scoppiare il caso, il vicesindaco, nell’intento di sminuire la vicenda per i suoi seguaci social, aveva confermato involontariamente il suo potere d’interrompere con la sua sola volontà precedenti rapporti economici tra l’amministrazione comunale e la stessa Cidas.
“Potevo tranquillamente non rinnovare il contratto, potevo rifare una gara d’appalto, potevo scegliere altre cose, ma ho confermato questa cooperativa”, furono nell’occasione le sue parole.
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