Scienza e tecnologia
8 Gennaio 2023
L’Intelligenza Artificiale, applicata già in moltissimi altri campi, potrebbe essere la novità rivoluzionaria di un nuovo modo di fare politica. E la cosa piacerebbe a molti

Il mio candidato è un robot

di Redazione | 2 min

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di Edoardo Righini

Da tempo la politica sta vivendo un periodo di crisi, per usare un eufemismo. Fortunatamente (o sfortunatamente) questo è vero non solo in Italia, ma in quasi tutto il mondo: i leader appaiono sempre meno capaci di affrontare le sfide complesse del presente, i sistemi democratici in costante difficoltà e, in generale, la macchina decisionale lenta, farraginosa e comunque inefficace. 

Da qui, lo sconforto degli elettori che inaspettatamente potrebbero vedere nella tecnologia una soluzione insperata.

Risulta, infatti, da una ricerca svolta dal Center for the Governance of Change dell’IE University che il 51% degli europei sarebbe favorevole a ridurre il numero di parlamentari nazionali e a sostituirli con dei sistemi di Intelligenza Artificiale.

La ricerca è stata svolta su un campione di quasi 3000 persone di 11 Paesi dell’Unione e quasi uno su due vorrebbe che alcune scelte politiche venissero prese di fatto da una macchina.

La percentuale ovviamente varia da Paese a Paese: in Italia, ad esempio, è del 59%, in Spagna arriva addirittura al 66%.

È interessante notare che ci sono differenze di risposta anche a seconda delle fasce d’età.

I più giovani sono decisamente i più possibilisti (oltre il 60% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni e il 56% di quelli tra i 34 e i 44 anni si è dichiarato a favore), mentre la maggioranza degli over 55 ha manifestato più di una preoccupazione.

Questi dati fanno il paio con il disamore che i giovani mostrano rispetto la politica, come è testimoniato dal livello di astensionismo del nostro Paese, e confermano un trend già rilevato nell’ambito privato, secondo il quale la maggioranza dei lavoratori preferirebbe come manager un algoritmo piuttosto che una persona in carne e ossa.

A ben vedere, non c’è molto da sorprendersi.

Ci affidiamo già a un algoritmo per scegliere che serie vedere la sera (ce le propone Netflix per noi), quali notizie leggere (grazie alla bolla social di Facebook, Instagram, etc.) e addirittura con chi uscire e avere magari una storia (cirofonare Tinder), perché non potremmo farlo anche per amministrare alcune materie?

Del resto, l’IA si è dimostrata già molto efficace in altri campi di applicazione, come nell’organizzazione del traffico nelle smart city, oppure per monitorare e prevedere i cambiamenti climatici da qui a prossimi 50 anni.

È tutto vero, eppure non sentite anche voi un brivido nell’immaginare un futuro in cui un disegno di legge, l’approvazione di una misura di sostegno, il riconoscimento dei diritti di una minoranza potrebbe dipendere dal calcolo preciso, affidabile, distaccato, di un onorevole robot?

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