Recensioni
5 Gennaio 2023
Sono il nuovo irresistibile trend di questi mesi che sta cambiando il mondo dell’arte e non solo, democraticizzando la figura dell’artista e il mercato dell’arte. Se ne sono accorti tutti, i brand in particolare

NFT, da arte a business

di Redazione | 3 min

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Gli NFT, ovvero, i “Non Fungible Token”, sono la nuova tendenza nel mondo dell’arte che da qualche tempo ha scoperto la trasformazione digitale e di conseguenza sta cambiando se stesso.

In rete non si parla d’altro e come sempre è partita la corsa a seguire quest’ultimo trend e ad accaparrarsi alcuni pezzi d’arte digitali.

Come c’era da aspettarsi, gli NFT sono diventati in poco tempo un nuovo status symbol: è recente la notizia che ci sia Snoop Dog, il famoso rapper americano, dietro la figura del misterioso collezionista di Crypto Art Cozomo de’ Medici, che avrebbe già speso qualcosa come 17 milioni di dollari.

Allo stesso modo, si sprecano i personaggi della musica e dello sport (soprattutto oltreoceano) che acquistano un NFT per usarlo come immagine del profilo: praticamente come ostentare in piazza la macchina più costosa, solo che in questo caso né macchina né piazza sono reali.

Ma l’NFT è diventato uno status symbol sia per chi lo compra sia per chi lo crea.

Sono tanti, infatti, i personaggi famosi che in questi mesi hanno provato a creare e rilasciare le proprie personali opere d’arte digitali: Buffon, Morgan, Achille Lauro.

Quest’ultimo, in occasione di un concerto, ha addirittura creato una serie di NFT per rappresentare il proprio battito cardiaco durante l’esecuzione di alcuni brani.

Il fenomeno è senza dubbio curioso: di solito l’attività creativa è un processo quanto mai elitario, visto che solo pochissimi possono definirsi artisti e realizzare opere d’arte.

La digitalizzazione, invece, ha invertito questo corso democraticizzando l’attività artistica, dal momento che non solo tutti possono fare arte digitale, ma possono anche nutrire la speranza di trovare acquirenti, grazie a un mercato teoricamente accessibile da chiunque.

Della serie, “il potevo farlo anche io” finalmente è compiuto, anche se non per davvero ma per digitale.

E la diffusione degli NFT è arrivata a un punto tale che persino le aziende e i brand stanno mostrando crescente interesse nei loro confronti.

Gucci, Nike, Bombay sono solo alcuni esempio di grandi marchi che hanno realizzato o si stanno impegnando a realizzare progetti di comunicazione che coinvolgono appunto degli NFT.

Del resto, è un modo come un altro per mostrarsi al passo con i tempi e per consolidare il nuovo ruolo che molti brand stanno assumendo di veri e propri “innovative entertainer”.

Non ci sarebbe niente di male, anzi. Tuttavia questa ascesa inarrestabile, fatta di grandi collaborazioni, prezzi elevatissimi e crescenti margini di profitto potrebbe (legittimamente) far sorgere il dubbio che dietro agli NFT più che arte ci sia l’ennesima speculazione di marketing.

E se nelle intenzioni l’arte digitale è sicuramente genuina, è innegabile che anche questa volta sembra che la rete si sia comportata come un moderno Re Mida, capace di trasformare tutto ciò che tocca in un affare per chi ha il tempismo o le risorse per cogliere un’occasione di investimento.

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