di Cristian Bertarelli
Come Sindaco di Lagosanto mi trovo, ancora una volta, costretto a prendere posizione pubblicamente su una vicenda che sta travolgendo non solo l’Ospedale del Delta, ma la fiducia stessa che le persone ripongono nella sanità pubblica: lo scandalo del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) del Delta.
Non siamo di fronte a un semplice “incidente di percorso”, né a pochi “casi isolati”. Quello che emerge oggi dai giornali nazionali e locali è il punto di arrivo di una crisi lunga, annunciata, sottovalutata e mal gestita, nonostante segnali chiarissimi che la Direzione Generale dell’AUSL di Ferrara, vecchia e nuova, non poteva e non doveva ignorare.
Racconto i fatti in ordine, perché la memoria istituzionale è importante.
Già il 28 giugno 2024, in Conferenza Territoriale Socio-Sanitaria, manifestai pubblicamente la mia forte preoccupazione per ciò che stava accadendo alla PMA del Delta. In quella sede chiesi conto, tra l’altro, della “fuga” di pazienti e di embrioni crioconservati verso altri centri – in particolare verso l’Ospedale di Trecenta – e delle garanzie sul rispetto delle linee guida nazionali, sia nella composizione del gruppo multidisciplinare sia nelle modalità di esecuzione delle procedure. Di quelle preoccupazioni dà conto, lo stesso giorno, l’articolo di Estense.com del 28 giugno 2024, «Bertarelli preoccupato per la Pma di Lagosanto. Ciotti: “Lunedì a pieno regime”».
In quella sede, di fronte a domande precise, le risposte furono altrettanto precise: rassicurazioni, promesse di ritorno “a pieno regime”, affermazioni di normalità. La Direzione Aziendale invitava a confidare nella bontà del percorso intrapreso. Oggi appare evidente che quelle rassicurazioni erano quanto meno ottimistiche, se non del tutto scollegate dalla potenziale gravità reale della situazione.
Pochi mesi dopo, infatti, la crisi esplode in tutta la sua evidenza. L’8 dicembre 2024 La Nuova Ferrara pubblica un articolo dal titolo «Ospedale del Delta, sospesi direttore Pma e un tecnico per violazioni e comportamenti violenti», in cui si dà notizia della sospensione del direttore della PMA e di un tecnico per “violazioni” e “comportamenti violenti”. Il 10 dicembre 2024 Estense.com torna sul tema con «Ospedale del Delta, crisi nel servizio di Pma: sospesi direttore e responsabile del laboratorio», raccontando un clima lavorativo definito “deteriorato”, con 13 operatori che avevano chiesto il trasferimento per l’impossibilità di continuare a lavorare in quelle condizioni.
Non si trattava di voci di corridoio: erano esiti formali di istruttorie disciplinari interne, adottate dall’Azienda stessa, che riconoscevano un quadro di gravità eccezionale. E tuttavia la gestione complessiva della crisi ha dato l’impressione – oggi difficilmente smentibile – di un sistematico tentativo di contenere, minimizzare, assorbire il colpo senza mai affrontare fino in fondo le cause strutturali.
Il 17 dicembre 2024 Estense.com pubblica «Pma Delta, polemica su nomina del nuovo direttore. Il caso divide la politica locale»: mentre la struttura era già scossa da sospensioni, denunce interne, trasferimenti e licenziamenti in tronco da parte degli operatori del servizio, la scelta del nuovo vertice apriva fratture politiche e ulteriori interrogativi sulla direzione che l’Azienda intendeva dare al servizio. Invece di segnare una discontinuità chiara, trasparente e rassicurante, la gestione delle nomine ha alimentato l’idea di una continuità opaca, poco attenta al clima interno e all’immagine verso l’esterno.
Nel frattempo, le lavoratrici e i lavoratori non erano affatto tranquilli. Il 29 aprile 2025 la Funzione Pubblica CGIL Emilia-Romagna diffonde una nota durissima, dal titolo «Violenza di genere nella PMA dell’Ospedale del Delta: la FP CGIL Ferrara esprime forte preoccupazione». Vi si parla di minacce, violenza verbale, danneggiamenti, offese sessiste, di una dirigente che denuncia e viene di fatto spinta a valutare un trasferimento, di 13 operatori che chiedono ancora una volta di andarsene, di un contesto definito senza mezzi termini come violenza di genere.
In quella nota, la FP CGIL si rivolge direttamente ai vertici istituzionali – Presidente della Provincia, Assessore regionale alla sanità, Direttrice Generale dell’AUSL di Ferrara – chiedendo interventi decisi “a difesa della legalità, della trasparenza e della dignità” del personale. Non era più solo un tema sanitario, ma anche etico, culturale, organizzativo e di tutela dei diritti fondamentali.
Chi dirige un’Azienda sanitaria e riceve un’allerta di questo tipo da un sindacato rappresentativo, dopo mesi di sanzioni disciplinari e trasferimenti, sa – o dovrebbe sapere – di essere di fronte a un allarme rosso di sistema, non a una semplice controversia interna. Nonostante questo, nulla lascia pensare che ci sia stato un intervento realmente strutturale, capace di spezzare definitivamente logiche tossiche, dinamiche di mobbing, relazioni di potere malate.
Arriviamo così a novembre 2025, al punto di rottura definitivo. Il 7 novembre 2025 La Nuova Ferrara titola: «Embrioni falsi e procurato aborto, centro procreazione del Delta sotto indagine». Lo stesso giorno un altro articolo, «Inchiesta Pma del Delta, servizio sospeso: i reati a 4 pazienti», dà conto dell’apertura di un’inchiesta della Procura di Ferrara, della sospensione del centro e di ipotesi gravissime: embrioni dichiarati impiantati e mai trasferiti, esami non eseguiti, linee guida violate, fino a un presunto caso di aborto procurato con l’impianto dell’embrione di un’altra paziente.
Nel giro di poche ore, l’Ospedale del Delta e la sua PMA finiscono sulle principali testate nazionali: RaiNews, Il Resto del Carlino, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Fanpage, Open, Polesine24 e altre parlano di “embrioni falsi”, “impianti mai avvenuti”, “aborti con l’inganno”, “sei indagati”, “esami saltati”. Nella ricostruzione che La Nuova Ferrara propone l’8 novembre 2025, con l’articolo «Mobbing e ispezioni, l’inchiesta al centro Pma è nata dalla denuncia di una dottoressa», emerge un nesso diretto: la denuncia di una dottoressa, l’ispezione interna, i rilievi del Centro Nazionale Trapianti, l’intreccio tra clima di mobbing e presunte gravi irregolarità cliniche.
A questo punto, parlare di “episodi isolati” è semplicemente offensivo verso l’intelligenza dei cittadini. Qui non c’è un fulmine a ciel sereno: c’è una catena lunga e documentata di segnali, denunce, sanzioni, allarmi, che nel loro insieme disegnano un quadro di fallimento clamoroso della direzione, del controllo interno e della vigilanza da parte della Direzione Generale dell’AUSL di Ferrara.
È indispensabile essere chiari:
– la responsabilità penale, se vi sarà, sarà accertata solo dalla magistratura;
– ma la responsabilità di governo, organizzazione e vigilanza è e resta pienamente in capo alla Direzione Generale.
Quando per oltre un anno:
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un Sindaco in CTSS segnala fuga di pazienti e personale e chiede garanzie sulle procedure;
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l’Azienda sospende direttori e tecnici per comportamenti gravi;
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un sindacato denuncia pubblicamente violenza di genere, mobbing, danneggiamenti, pressioni su chi denuncia;
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si susseguono ispezioni interne, verifiche del Centro Nazionale Trapianti, interventi dell’Organismo tecnicamente accreditante;
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e nonostante tutto questo si arriva, mesi dopo, a un’inchiesta per “embrioni falsi” e “aborto con l’inganno”,
allora non è più credibile sostenere che “non si sapeva”. Si sapeva che il servizio presentava forti criticità, e non si è intervenuti con la radicalità e la trasparenza che la situazione imponeva.
In questi mesi si è fatto largo uso di espressioni come “audit”, “indagini interne”, “verifiche”, “ispezioni”. Come Sindaco mi sento di porre una domanda semplice, ma decisiva: A cosa sono serviti tutti questi audit, se oggi ci ritroviamo con un centro pubblico sospeso, sei indagati, pazienti che parlano di tradimento e un danno d’immagine devastante per l’Ospedale del Delta e per tutto il territorio?
Se gli audit avevano realmente rilevato criticità, perché non si è intervenuti per tempo e in modo strutturale? Se invece non hanno colto ciò che oggi emerge, allora è legittimo dubitare dell’efficacia di questi strumenti e di come siano stati condotti e valutati.
Per questo chiedo, con forza, che tutti i report di audit, le indagini interne, i verbali delle ispezioni sul Centro PMA del Delta degli ultimi anni vengano resi pubblici, nei limiti del rispetto del segreto istruttorio e della tutela dei dati sensibili. Non accetterò più formule generiche su “controlli in corso” e “massima attenzione”: la comunità, l’utenza, queste coppie e per me, famiglie, hanno diritto di sapere, nero su bianco, che cosa è stato visto, che cosa è stato scritto, che cosa è stato proposto e che cosa – soprattutto – è stato fatto o non fatto dopo quelle verifiche.
È fin troppo agevole, oggi, tentare di concentrare ogni responsabilità esclusivamente sui singoli professionisti indagati, come se il contesto organizzativo e gerarchico in cui essi hanno operato fosse neutro o irrilevante. Così non è. Esistevano tensioni evidenti, denunce formali, provvedimenti di sospensione, dimissioni e continue richieste di trasferimento, segnalazioni sindacali, interrogazioni e iniziative politiche. In un simile scenario, la Direzione Generale non può limitarsi a disporre la sospensione del servizio “in via precauzionale” quando l’inchiesta deflagra sulla stampa: è chiamata a spiegare, con pari grado di dettaglio e rigore, perché non sia stato possibile prevenire l’evoluzione della crisi sino al punto attuale oppure, se ritiene che i fatti all’origine dell’indagine giudiziaria non trovino riscontro, dichiararlo apertamente e motivarlo alla luce di tutti gli audit e delle verifiche svolte.
Come Sindaco, non posso rimanere in silenzio di fronte a donne e coppie che oggi si sentono tradite due volte: una prima volta, se saranno confermate le ipotesi di comportamenti gravemente irregolari all’interno del centro; una seconda volta, nel vedere che per anni segnali e allarmi non hanno prodotto quel cambio di rotta che avrebbe potuto salvare loro – e al territorio – dolore, sospetti e sfiducia e privarli della possibilità di essere famiglie.
Alle voci dei tecnici e delle istituzioni si aggiungono, con una forza che non può essere ignorata, quelle delle famiglie direttamente coinvolte. Come racconta La Nuova Ferrara nell’articolo «Inchiesta sugli embrioni, parlano le famiglie vittime: “Abbiamo sofferto, ora la causa collettiva”», i telefoni della redazione continuano a squillare, le coppie si confrontano, condividono cartelle cliniche, domande, lacrime e la sensazione di essere state «prese in giro» proprio da chi avrebbe dovuto custodire il loro progetto di genitorialità. Da quelle testimonianze emerge non solo il dolore individuale, ma anche la volontà di un’azione collettiva, a tutela dei propri diritti e per avere finalmente risposte chiare sul destino degli embrioni crioconservati, sulle garanzie di sicurezza nei trasferimenti e sulla presenza di figure realmente terze e di garanzia nel governo di questa fase delicatissima.
Per questo:
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chiedo alla Direzione Generale dell’AUSL di Ferrara di assumersi pubblicamente, in modo pieno e non elusivo, la responsabilità politica e gestionale del fallimento di controllo che ha permesso a questa crisi di incancrenirsi fino allo scandalo odierno;
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chiedo alla Regione Emilia-Romagna di valutare con la massima serietà l’operato complessivo della Direzione Generale su questo dossier, verificando se siano ancora sussistenti le condizioni per mantenere immutati gli attuali assetti;
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chiedo che, accanto alla ricollocazione delle coppie in altri centri, venga garantito un supporto psicologico, informativo e medico-legale realmente indipendente a tutte le donne coinvolte;
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chiedo che quanto prima sia presentato il piano di riapertura della PMA al Delta in CTSS di riorganizzazione dettagliato, che attesti nero su bianco:
– conformità rigorosa alle linee guida nazionali;
– tolleranza zero verso qualsiasi forma di violenza, mobbing o discriminazione di genere;
– audit clinici e organizzativi affidati a soggetti realmente terzi, con impegno alla pubblicazione dei risultati.
Inoltre, per tutte le ragioni sopra richiamate, ritengo non più rinviabile un’assunzione di responsabilità anche ai livelli sovraordinati rispetto all’Azienda USL di Ferrara.
Mi rivolgo pertanto al Presidente Michele de Pascale, nell’ambito delle Sue competenze e prerogative istituzionali, affinché voglia:
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valutare con la massima urgenza l’opportunità di rivedere e, ove necessario, sciogliere i vincoli contrattuali e gli attuali assetti apicali afferenti al Centro di PMA del Delta;
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promuovere immediatamente una procedura trasparente, pubblica e rigorosa per l’individuazione di una nuova direzione di struttura complessa per la PMA dell’Ospedale del Delta, dotata di elevate e comprovate competenze cliniche, organizzative e scientifiche, idonee a restituire credibilità e qualità a un servizio così delicato;
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creare le condizioni perché il terzo livello della PMA al Delta – per il quale in questi anni sono stati messi in campo ingenti investimenti tecnologici, strutturali e professionali – non resti un annuncio incompiuto, ma diventi finalmente una realtà operativa, in grado di generare valore sanitario e non un mero aggravio a carico del bilancio regionale e provinciale;
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garantire che la diagnosi genetica/preimpianto, che il Delta è in grado di offrire, sia resa concretamente accessibile in modo sicuro, equo e continuativo, trasformandosi in una risorsa reale e affidabile per le coppie e per le future famiglie che scelglieranno di affrontare il difficile percorso della procreazione medicalmente assistita nella nostra struttura.
L’obiettivo non è e non deve essere solo “riaprire” un servizio, ma ricostruire dalle fondamenta la fiducia tra istituzioni, operatori sanitari e cittadini, facendo sì che quanto accaduto al Centro di PMA del Delta non possa mai più ripetersi e che il nostro territorio possa tornare ad essere un luogo in cui la sanità pubblica è sinonimo di competenza, tutela e rispetto delle persone.
Non è mia intenzione né diritto emettere sentenze, né sostituirmi alla magistratura. Ma è mio preciso dovere istituzionale dire che questa vicenda rappresenta, per il nostro territorio, un fallimento di sistema che ha un vertice ben identificabile nella Direzione Generale di oggi e di ieri dell’AUSL di Ferrara. È lì che si concentrano le responsabilità di indirizzo, controllo e vigilanza. È lì che si è scelto come rispondere – o non rispondere – agli allarmi che si susseguivano.
La fiducia si riconquista solo con la verità, con la trasparenza e con atti concreti di assunzione di responsabilità. È arrivato il momento che questo accada, fino in fondo.
*Sindaco di Lagosanto