Portomaggiore. È arrivata un’altra richiesta di condanna, l’ennesima, per Amanda Guidi, la 33enne ferrarese già nota alle cronache giudiziarie locali. Al momento in carcere, dove sta scontando la pena definitiva a quattordici anni e otto mesi per aver soffocato e ucciso il figlioletto di un anno, la donna deve oggi rispondere di stalking e lesioni nei confronti dell’ex fidanzato, un 61enne ferrarese che avrebbe aggredito all’esterno di un bar di Portomaggiore dopo averlo precedentemente offeso e minacciato di morte.
Durante l’udienza di ieri (martedì 4 novembre) mattina infatti, per quei fatti risalenti a un anno e mezzo fa, davanti alla giudice Rosalba Cornacchia del tribunale di Ferrara, il pm Stefano Longhi – titolare del fascicolo di indagine – ha chiesto la condanna a tre anni per la 33enne, mentre la difesa – rappresentata dagli avvocati Alessio Lambertini e Marcello Rambaldi – l’assoluzione.
L’accusa parla di offese e minacce di morte – al telefono e faccia a faccia – che la donna avrebbe lanciato più e più volte all’ex compagno, mentre era spalleggiata dal nuovo fidanzato, il 60enne Romano Maccagnani, condannato in abbreviato a un anno.
Offese e minacce che sarebbero sfociate in una folle aggressione all’esterno di un bar di Portomaggiore, risalente al giugno 2024, quando – per gli inquirenti – Guidi avrebbe colpito l’ex, prima al braccio utilizzando una sedia di metallo e poi all’occhio, impugnando una bottiglia di birra, mentre il nuovo fidanzato che era con lei – sempre secondo la ricostruzione della Procura – aveva afferrato la vittima per farla cadere a terra e poi riempirla di calci e pugni con la complicità della stessa imputata.
Un’aggressione particolarmente violenta, tanto da costringere l’uomo – parte civile assistito dall’avvocato Gianluca Filippone – ad andare al pronto soccorso, dove gli avevano riscontrato varie tumefazioni e traumi, con quindici giorni di prognosi, poi prolungati.
Un’azione che il pubblico ministero Stefano Longhi – durante la propria requisitoria – ha definito “violenta, aggressiva e volontaria, preannunciata da minacce unilaterali, fatte da una persona che non è capace di autoregolare i propri impulsi aggressivi verbali e fisici”.
Da quel fatto ne scaturì una denuncia per entrambi ai carabinieri che, dopo aver svolto gli accertamenti, aver effettuato i riscontri, aver sentito testimonianze, avevano inviato l’informativa alla magistratura.
Direttamente collegata a questa vicenda processuale, la cui sentenza è prevista per venerdì 7 novembre, ce n’è un’altra. Quella relativa a quanto accaduto lo scorso 27 giugno, quando Guidi aveva deciso di tagliare il braccialetto elettronico che le era stato messo per non avvicinarsi all’ex fidanzato picchiato, aggredendo i carabinieri. Per quel fatto, accusata di danneggiamento danneggiamento del dispositivo e dell’auto dei militari del 112 e violenza a pubblico ufficiale, lo scorso ottobre, è stata condannata in primo grado a sei mesi dal tribunale di Ferrara.
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