di Emanuele Gessi
A vent’anni dalla morte di Federico Aldrovandi, secondo Fabio Anselmo – storico legale della famiglia del ragazzo ucciso a Ferrara nel 2005 da quattro agenti di Polizia – la politica da un lato ha affinato le proprie armi, imparando “a ostacolare la verità, a disinnescare l’indignazione nell’opinione pubblica”, dall’altro ha dato prova di nobiltà, “quando ha saputo essere umana, utilizzando i propri strumenti per favorire la giustizia”.
Una medaglia a due facce, quella descritta da Anselmo, che è ritornato sul tema durante l’incontro dal titolo “Aldro 20 anni dopo. Cosa (non) ha imparato la politica dalla morte di Federico Aldrovandi” che si è tenuto ieri (26 settembre) a Ferrara, nella sala Refettorio del complesso di San Paolo.
Commentando le parole di Alan Fabbri – che il 25 settembre rispetto alla vicenda ha anche fatto un mea culpa per la parte politica che rappresenta (“Alcuni esponenti politici, di quell’area che oggi rappresento sul territorio, in passato hanno avuto un atteggiamento irrispettoso della sua memoria e del dolore della famiglia”) – e l’intitolazione ad Aldrovandi del parco in cui venne ammazzato, Anselmo ha definito il sindaco di Ferrara “il figliol prodigo, che ha permesso di sanare una frattura che spero rimanga guarita anche in futuro”.
Ma oggi, secondo l’avvocato e consigliere comunale, una battaglia giudiziaria come quella dei casi Cucchi e Aldrovandi non sarebbe più possibile. “La legislazione nel frattempo è cambiata e avrei a disposizione strumenti più limitati. Tutti conosciamo le varie leggi bavaglio e le difficoltà a pubblicare gli atti integrali dei procedimenti”.
Per quanto riguarda i meriti di chi si è mobilitato per ottenere giustizia sul caso Aldrovandi, Anselmo è ripartito dall’inizio del processo, da quando per mesi “ho avvertito profonda solitudine e venivo guardato con sospetto negli uffici del Tribunale e della Procura”.
Parole di stima sono andate per Gaetano Sateriale, sindaco della città nel 2006, quando “si unì alla festa della polizia municipale per parlare della morte violenta di Aldrovandi, compiendo così un atto di eroismo disinteressato”. E anche per Tiziano Tagliani, che nel 2013 “è sceso in piazza durante il presidio Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia, ndr) per affrontare quelli che io definisco energumeni per come si sono comportati con lui e con me”.
Quindi Anselmo ha voluto elogiare il gruppo di persone del Comitato Aldrovandi che per prime si sono strette vicine alla famiglia, “che i miei occhi ricordano e per cui provo molto affetto, perché spezzarono quel sentimento di paura che io provavo”.
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