Masi Torello
29 Luglio 2025
Il gruppo “Masi al Centro” solleva interrogativi sull’effetto cumulato, considerando i rischi di saturazione infrastrutturale e ambientale in tutto il territorio provinciale

“Un altro impianto a biometano nel Ferrarese? Fermiamoci a riflettere”

di Redazione | 3 min

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Masi Torello. Un nuovo impianto a biometano potrebbe sorgere tra via Malvezza e via dei Frutteti, nel territorio comunale di Masi Torello. La notizia, comunicata lo scorso 15 luglio nel corso di un’assemblea pubblica convocata dal sindaco, ha riacceso il dibattito sul futuro energetico e ambientale del territorio.

Il gruppo consiliare Masi al Centro ha preso posizione netta durante l’incontro, esprimendo la propria contrarietà al progetto, in sintonia con quanto già dichiarato dalla maggioranza consiliare. Una contrarietà che, precisano, non è ideologica: “Siamo consapevoli della necessità di promuovere fonti rinnovabili, ma non a scapito della vivibilità e della tenuta ambientale del territorio”.

Tra i punti critici sollevati, l’inadeguatezza delle infrastrutture viarie locali. Le strade interessate – via Malvezza, via dei Frutteti e via San Giacomo – sarebbero infatti impreparate ad accogliere il traffico di mezzi pesanti che un impianto simile comporterebbe. Carreggiate strette, mancanza di marciapiedi e segnaletica, tratti non asfaltati: elementi che, secondo il gruppo, rendono il progetto insostenibile dal punto di vista logistico e della sicurezza.

Preoccupazioni anche per l’impatto ambientale e sociale: “Con impianti già attivi nei comuni limitrofi – come Ostellato, Gualdo, Contrapò – e con quello in costruzione a Villanova di Denore, è lecito interrogarsi sulla reale disponibilità di materia prima. Il rischio è che aumenti il traffico su lunga percorrenza, con ricadute su inquinamento e qualità della vita”.

Secondo Masi al Centro, gli impianti di questo tipo generano occupazione limitata e rischiano di compromettere l’attrattività residenziale e il valore immobiliare delle aree circostanti, senza garantire un ritorno effettivo in termini di servizi.

Nel frattempo, il quadro normativo resta incerto. Il progetto di legge regionale approvato il 12 maggio sulla localizzazione degli impianti rinnovabili è ancora in discussione, mentre una recente sentenza del Tar del Lazio ha annullato alcune disposizioni del cosiddetto “DM Aree Idonee”. L’assessora regionale all’Ambiente, Irene Priolo, ha dichiarato che, in attesa di nuovi criteri nazionali, la Regione continuerà a valutare i progetti caso per caso.

“In questo contesto fluido e privo di certezze – si chiedono dal gruppo – ha senso procedere con interventi irreversibili?”. La riflessione si allarga a una visione più ampia: “Quale modello di sviluppo vogliamo per il nostro territorio? Un bene comune da custodire o un terreno di conquista per grandi gruppi industriali estranei al contesto locale?”.

Da qui l’appello a un coordinamento più strutturato, su base regionale e provinciale, per pianificare in modo trasparente il raggiungimento degli obiettivi del Pniec – il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima – senza sacrificare l’equilibrio ambientale.

Infine, il gruppo rilancia la proposta di un’alternativa: potenziare il fotovoltaico diffuso, in particolare sui tetti degli edifici industriali esistenti, e semplificare l’accesso alle Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer), coinvolgendo famiglie, imprese ed enti pubblici. “Serve un vero mix energetico che metta al centro il territorio, non solo come risorsa da sfruttare, ma come protagonista attivo della transizione ecologica”.

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