Economia e Lavoro
13 Giugno 2025
Canali interrati, fondali bassi e ostacoli di ogni tipo. Le voci degli operatori che da decenni portano in escursione turisti da tutta Europa

Il turismo fluviale tra il Delta e Ferrara è in grave difficoltà

di Redazione | 6 min

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La navigazione turistica, nel nostro Delta e non solo, è sempre più difficile. La scarsa o inesistente manutenzione dei fondali, che avrebbero bisogno di essere dragati con regolarità, rende quasi impraticabili le vie d’acqua più interessanti e amate dai turisti, con gravi danni per gli operatori del settore. A questo si aggiunge la presenza di veri e propri ostacoli che impediscono alle imbarcazioni turistiche di scendere lungo il Po da Ferrara o risalirlo dal Delta.

Il danno non va sottovalutato: le escursioni in barca sono ormai un ingrediente fondamentale dell’offerta turistica del nostro territorio e coinvolgono tanti operatori: trascurarle danneggerebbe tutto il settore.

Spiega Dario Guidi, imprenditore del turismo, presidente di Cna Area Delta e vice-presidente del Consorzio Navi del Delta: “La profonda trasformazione del territorio avvenuta in seguito alle bonifiche idrauliche ha causato un mutamento dell’approccio dell’uomo con le aree umide: vie d’acqua, le aree lagunari e vallive.”

“Da ambienti fondamentali – aggiunge – per il sostentamento e infrastruttura per il trasporto di persone e merci ad esclusivo strumento per fini irrigui e alla tutela dal rischio da inondazioni – un’evoluzione sociale e culturale vertiginosa, che dal dopoguerra in poi ha provocato un distacco tra gli abitanti del Delta e le aree umide, diventate un retaggio del passato che si è voluto dimenticare”.

Solo negli ultimi decenni “se ne è riscoperto il valore, come risorsa da valorizzare e bene da tutelare; è sotto gli occhi di tutti quanto il settore dell’eco turismo sia in forte ascesa – agli occhi del visitatore odierno, sono proprie le aree dove il confine tra terra e acqua è appena percettibile, le più suggestive e frequentate in una stagionalità sempre più lunga”.

Oltre a percorrerne gli argini con le biciclette, “il modo più suggestivo per entrarne in stretto contatto è navigarle e farlo con chi ti permette di entrare in contatto con l’essenza di questi luoghi, che te ne comunichi le dinamiche ambientali, storiche e culturali”.

Per valorizzare questa tipologia di turismo, “dal 2008 Cna ha promosso l’aggregazione degli operatori del settore nel Consorzio Navi del Delta Operatori, il cui lavoro è sempre più difficile a causa dello stato di abbandono di queste aree, che il naturale processo di sedimentazione rende non fruibili”.

Lo sa bene Michele Marandella, socio del Consorzio Navi del Delta, che da sedici anni fa escursioni guidate nel delta con la motobarca Carcana: raccontare il territorio per lui è una passione, oltre che un mestiere. Michele parte dal porto di Gorino e segue il canale che collega il porto all’isola dell’amore e al faro, passando per la lanterna vecchia. “Dal punto di vista turistico questo canale è strategico – spiega Michele – Perché permette di spiegare al meglio, ai turisti e agli appassionati, l’evoluzione del territorio deltizio. Inoltre, seguendo il canale si attraversa uno splendido canneto di valle. Purtroppo, a differenza di altri canali sublagunari non è mai stato dragato: il fondale è quindi molto basso ed è navigabile, per un’imbarcazione turistica con passeggeri, solo in condizioni di marea medio alta”.

In sostanza, dice Marandella, bisogna intervenire al più presto o perderemo questo percorso: “in sedici anni di lavoro – prosegue – tante aree del delta sono diventate impraticabili. Per esempio, l’oasi a canneto del mezzanino, bellissima ma non più visitabile. Se si va avanti così perderemo anche il percorso della lanterna vecchia, e a quel punto potrò smettere di fare questo lavoro”.

Anche Matteo Schiavi è socio del Consorzio Navi del delta. Con le sue tre motonavi (Alessandro I e II e Smeraldo, due da dodici posti e una da sessanta) porta i turisti da Goro alla scoperta del Delta: escursioni, birdwatching, pesca turismo. “I problemi di navigabilità, nel delta, sono un po’ ovunque – spiega – Sicuramente la sacca di Goro è tra le aree di maggiore difficoltà. Il canale della lanterna vecchia, ma anche il percorso che dallo scanno va in direzione di Volano sono in condizioni molto difficili. I canali, oltre ad essere in secca sono mal segnalati, per cui è davvero molto difficile individuare le traiettorie navigabili”.

Matteo Schiavi sgombra il campo da un possibile equivoco: “qui le conseguenze del cambiamento climatico non c’entrano nulla. La mancata manutenzione, unita al fatto che nel delta arrivano tutti i detriti che si accumulano a monte, fanno sì che la situazione peggiori di mese in mese, di anno in anno. Rischiamo che una ricchezza vera del territorio si perda o divenga per sempre inaccessibile”.

Se ci spostiamo verso Comacchio incontriamo un altro socio del Consorzio. Si tratta Nicola Carli, che da molti anni fa turismo sul Delta, partendo da Porto Garibaldi, con la motonave Dalì: “con la nostra imbarcazione – spiega – portiamo in escursione gruppi turistici da tutta Europa, facendo tanta promozione del territorio”.

Quasi vent’anni di esperienza, per Nicola Carli, si traducono nella constatazione che le possibilità di navigazione turistica, per la sua motonave, si sono dimezzate. “Da oltre dieci anni la nostra imbarcazione non riesce ad accedere, da porto Garibaldi, al canale navigabile per arrivare alle Vallette di Ostellato: il nuovo Ponte di San Pietro doveva essere sollevabile per permettere il passaggio delle  imbarcazioni; invece non lo è affatto, e si è invece trasformato in una barriera invalicabile”.

Ora la motonave Dalì si muove quindi nelle valli di Comacchio, e in particolare seguendo il canale Fattibello: “ma anche qui la situazione è a rischio – spiega Carli – perché di manutenzione se ne fa pochissima, quasi nulla. Invece sarebbe importante tornare scavare questo canale e magari potenziarlo, creando percorsi aggiuntivi che lo renderebbero turisticamente ancor più interessante”.

A Ferrara sentiamo la voce di Georg Sobbe, titolare della Nena, l’originale vaporetto veneziano che dal 2006 è dedicato al turismo fluviale sul Po. Sobbe sottolinea alcune note positive: “è finalmente cominciato il dragaggio della Darsena di San Paolo, che proseguirà a lungo, ed è migliorata molto la fruibilità della conca di Pontelagoscuro, che connette l’idrovia ferrarese con il fiume Po. Tuttavia, è ancora impossibile arrivare da Ferrara al delta, a causa della cesura rappresentata dalla conca di Valle Lepri, teatro nel 2013 di un tragico incidente”. L’impossibilità di navigare da Ferrara al Delta – e viceversa – è un grave limite al turismo fluviale sul territorio, lamentato da tutti gli operatori del settore.

Dario Guidi

Oggi le due imbarcazioni di Georg Sobbe, la Nena e l’ex rimorchiatore Lupo, partono dalla Darsena di San Paolo: “si tratta però di un attracco privato, in un’area gestita dal consorzio Wunderkammer di cui facciamo parte. Sarebbe invece importante che Ferrara disponesse di un punto di attracco a gestione pubblica, da cui possano partire le barche ‘ferraresi’, ma sia anche possibile accogliere barche di altri territori in visita a Ferrara”.

Riprende il discorso Dario Guidi: “Per la veloce dinamica evolutiva di questi ambienti, le difficoltà della navigazione sono numerose e destinate ad aumentare, per tale motivo, come Cna e Consorzio Navi del Delta chiediamo un tavolo di confronto e di lavoro con le autorità competenti: le amministrazioni comunali dei territori interessati, la Provincia di Ferrara, i consorzi di bonifica e gli organi tecnici e politici della Regione Emilia Romagna che si occupano di navigazione”.

L’obiettivo comune “dovrebbe essere, a nostro avviso, comprendere le esigenze in termini manutentivi e stabilire una strategia per mantenere un’offerta di navigazione variegata e compatibile con le esigenze della tutela ambientale e della sostenibilità economica”.

Condividiamo – conclude – gli stessi problemi con i colleghi dell’area veneta del Delta, alcuni dei quali sono nostri soci; in un’ottica di gestione unitaria del Delta del Po, sarebbe quanto mai opportuno avere un confronto con i loro enti competenti”.

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