di Nicolò Govoni
Una fine vergognosa e umiliante. La Spal scompare dal calcio professionistico, Ferrara e i suoi tifosi perdono un patrimonio, quando l’incubo dei dilettanti sembrava ormai alle spalle. Ma è arrivata una mazzata peggiore: non la retrocessione sul campo, ma il fallimento sportivo di una società assente e senza programmazione. Con l’ufficialità, gli ex giocatori spallini hanno affidato le loro parole di rammarico, delusione e di critica verso la dirigenza ai social.
Frasi toccanti e al tempo stesso molto dure quelle del capitano Mirco Antenucci, che posta su Instagram la prima foto scattata a Ferrara, nella loggia degli aranci del Castello Estense con maglia e sciarpa biancazzurre, quasi dieci anni fa. I valori che hanno portato alla cavalcata spallina in A “negli ultimi due giorni sono stati spazzati via senza vergogna. Gli ultimi due anni sono stati invece duri, con cose fatte senza un senso logico, senza una vera programmazione”. Poi, aggiunge: “E mi fermo qui”. Ormai è ferrarese nel sangue: “La nostra città non merita questa tragedia”, e così tutti i dipendenti della Spal e i tifosi. E conclude: “Io ci sarò sempre in qualsiasi categoria per questa maglia perché la Spal siamo noi”. E, sotto, il commento di Mariano Arini: “Una città, una tifoseria, una passione infinita che non merita questo triste epilogo”, scrive il Samurai. “Via questa gentaglia dal calcio”.
È durissimo invece il messaggio postato dall’uomo decisivo dei playout, che tre settimane fa sembrava aver scacciato i fantasmi del dilettantismo con la doppietta al Milan Futuro davanti agli 11.000 del “Mazza”. “Oggi il calcio piange, oggi un’intera città piange” scrive Juan Ignacio Molina. “Il motivo? Sempre lo stesso… gente di m***a che infanga questo bellissimo sport, gente senza sentimenti, senza passione gente senza amore”, così l’argentino sui social.
“La Spal è caduta, ma dentro di me non morirà mai”, queste le parole di Hamza Haoudi. Affida al suo profilo Instagram parole tristi anche Alessandro Bassoli: con fatica “ce l’abbiamo fatta”, a salvare la Spal sul campo, “non solo per noi, ma per tutti i ferraresi. Poi, con un’imbarazzante mancanza di rispetto, tutto è stato spazzato via in pochi istanti. Una città orfana del suo calcio, ma che potrà sempre contare sul bene più prezioso: la sua gente, che mi ha insegnato cosa vuol dire davvero appartenere a qualcosa. E che, ne sono certo, saprà stringersi ancora una volta per tornare più forte di prima”.
Emblema della ‘ferraresità’ è Cesare Galeotti, portiere nato a Ferrara e che è riuscito a realizzare il sogno di tanti, giocare con la maglia biancazzurra: “Dieci anni della mia vita con questi colori visti svanire in un secondo. Sono riuscito a coronare il sogno di ogni bambino ferrarese, giocare con la maglia della Spal. Una passione tramandata di padre in figlio”.
Arrivano pensieri da Parigini, Zilli, Nador, Celia e Peda; e messaggi da chi ha indossato in passato la maglia biancazzurra, come Salvatore Esposito. “Un epilogo indegno e vergognoso nei confronti della vostra storia”, scrive così il centrocampista dello Spezia. “Purtroppo un personaggio ha deciso di scherzare con una città intera portandola nel baratro, così come aveva deciso di infangare con enormi cose inventate il mio nome”. Così Federico Viviani: un colpo al cuore, “un dolore inspiegabile”. Il centrocampista rivolge il pensiero e un caloroso abbraccio “a tutti i tifosi e soprattutto a tutte le persone che lavorando nell’ombra hanno sempre fatto grande la Spal”. Anche Davide Di Quinzio, tra i protagonisti della storica promozione in B, scrive: “Sacrifici e anni per arrivare fino a qui… pochi istanti per distruggere tutto”.
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