Politica
7 Giugno 2025
Piera Tassoni (presidente sezione penale del Tribunale di Ferrara): "Qual è l’utilità finale della giustizia? Passando al piano concreto mi sembra che si sposti il fulcro della questione sulla professionalità dei magistrati, più che sulla separazione delle carriere in sé, ma su questo la riforma non inciderà"

Riforma giustizia. Balboni: “Maggiore credibilità del sistema”

di Redazione | 3 min

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Alberto Balboni, a proposito della necessità di una riforma della giustizia che separi le carriere di giudici e pubblici ministeri una volta per tutte, ne fa una questione di “coerenza del sistema, che acquisirebbe maggiore credibilità agli occhi di chi viene giudicato. Inoltre, con l’estrazione a sorte dei membri del Csm smantelleremmo la degenerazione correntizia che oggi imperversa”.

Il senatore ferrarese di Fratelli d’Italia, come presidente della commissione Affari costituzionali, sta seguendo da vicino il disegno di legge con cui la maggioranza di governo vuole cambiare 7 articoli del titolo IV della costituzione. “L’ostruzionismo dell’opposizione – ha dichiarato – ci sta rallentando, ma il ddl approderà comunque in Senato (dopo che è stata approvato alla Camera a gennaio, ndr) il 18 giugno”.

L’occasione per Balboni di intervenire sull’argomento è stato il dibattito pubblico per la presentazione del libro “Non diamoci del tu” di Giuseppe Benedetto che si è tenuto a Ferrara venerdì pomeriggio (6 giugno), a cui hanno partecipato come relatori, oltre all’autore e presidente della fondazione Luigi Einaudi, la presidente della sezione penale del Tribunale di Ferrara Piera Tassoni, con la moderazione dell’avvocato Francesco Andriulli.

Alla Sala Ex Refettorio di via Boccaleone, che ha accolto una platea di settanta persone, fra cui il prefetto Massimo Marchesiello, il deputato Mauro Malaguti (FdI) e il vice sindaco Alessandro Balboni (FdI), è dunque andata in scena una argomentata esposizione delle ragioni per cui, secondo Balboni e Benedetto, questa riforma della giustizia ha da farsi, e al più presto. Spunti di riflessione che hanno illuminato il ddl sotto una diversa prospettiva sono stati delineati da Tassoni, che ha affermato: “Io non ho un’avversione per questa riforma, ma faccio sempre questa domanda: qual è l’utilità finale della giustizia? Perché quando passo al piano concreto mi sembra che si sposti il fulcro della questione sulla professionalità dei magistrati, più che sulla separazione delle carriere in sé, ma su questo la riforma non inciderà. Io temo che di fronte a un pubblico ministero così forte il giudice sarebbe destinato a diventare un contraltare molto più debole. Auspico infine dei referendum su temi etici, che i cittadini possano comprendere, i temi tecnici mi spaventano sempre molto”.

È decisamente verosimile (in base a quanto è stato detto da Balboni e Benedetto) che per l’approvazione della riforma si farà ricorso allo strumento referendario –– in quanto la soglia richiesta in Parlamento (maggioranza dei 2/3) è di difficile raggiungimento.

“Con la separazione delle carriere – ha quindi puntualizzato Benedetto – non avremo risolto tutti i problemi, ma sarà una riforma epocale, che farà entrare l’Italia nei paesi europei”. Il presidente della fondazione Einaudi su questo argomento ha pubblicato un libro – con la prefazione del Ministro della Giustizia Nordio – Non diamoci del tu (Rubbettino, 2022), che venerdì è stato presentato ai presenti, e nel quale aveva già espresso pieno appoggio, secondo una prospettiva liberale, alle modifiche costituzionali che verrebbero apportate dal ddl.

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