di Tommaso Piacentini
Rugby 27. Questo è il nome della squadra nata nell’estate del 2021 su iniziativa di un nutrito gruppo di volontari, tecnici, atleti e dirigenti per dare vita al progetto “Rugby oltre le sbarre”. Ventisette come l’articolo della Costituzione che, come ha spiegato nella conferenza stampa di ieri (28 aprile) il responsabile del progetto Stefano Cavallini, sancisce la necessità di un intento rieducativo della pena nei confronti del condannato.
Con questo spirito, alla fine dell’estate di quattro anni fa, una collaborazione con il provveditorato regionale alle case di pena dell’Emilia Romagna e con l’istituto penitenziario di Ferrara, prendeva forma il progetto di creare una squadra composta da soli detenuti che, assieme al rugby, imparano il rispetto delle regole e il valore della disciplina. Quello della disciplina è un valore che è stato esaltato da Cavallini non solo come fondamentale nel gioco ma anche nel costruire la futura vita dei detenuti: “Per i detenuti la disciplina era un ostacolo – ha dichiarato il responsabile – ma con il rugby diventa una risorsa”.
L’importanza di questa risorsa è rivelata dai dati sulla recidiva, come ha spiegato Cavallini: “Per chi partecipa al progetto, i dati parlano di una media del 10% di incorrere in una recidiva, contro una media nazionale del 70%”. Il progetto si dimostra, quindi, importante proprio per l’attuazione di quell’articolo 27 di cui la squadra di Ferrara porta il nome e che coinvolgerà anche altre carceri della Regione: “Come ferraresi siamo stati coinvolti per promuovere questa attività negli altri istituti penitenziari della Regione e in quelli femminili” ha dichiarato Cavallini, non tralasciando che “sono già 33 le carceri in Italia in cui è stato attivato questo progetto”.
I detenuti – una trentina che hanno aderito al progetto ferrarese – hanno firmato un codice di comportamento a cui devono attenersi, la cui violazione comporta l’allontanamento dal progetto: “Nel rugby si affronta un obiettivo comune, la meta, che si raggiunge solo insieme – ha sottolineato Cavallini – e la palla, essendo ovale, a differenza degli altri sport, te la restituisce solo un amico”.
Il plauso per l’iniziativa è giunto anche dall’assessore allo sport Francesco Carità, il quale ha evidenziato “l’importanza dello stato di salute psicofisico di chi si trova all’interno dei penitenziari”. Uno stato di salute che viene aiutato dallo sport che insegna “un importante stile di vita al fine del reinserimento nella società”.
L’assessore ha poi annunciato la data del primo match che vedrà confrontarsi sul campo sabato 3 maggio alle 14.30 la debuttante squadra ferrarese contro i bolognesi Cinghiali del Setta.
“Noi abbiamo fortemente voluto lo sport nelle carceri” ha dichiarato in conclusione Stefania Roversi, della società Sport e Salute che ha permesso l’aggiudicazione del bando che ha finanziato il progetto, “crediamo nell’alto valore sociale dello sport che agisce sul valore rieducativo”.
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