Quattordici assoluzioni, sei condanne e una messa alla prova. È quanto ha deciso il gup Silvia Marini del tribunale di Ferrara per i venti ultras ferraresi finiti a processo dopo il lancio di fumogeni in campo e i disordini postpartita nel derby di Serie B tra Spal e Parma, sfida che sancì la retrocessione in Serie C dei biancazzurri allenati da Massimo Oddo.
La decisione è arrivata nella mattinata di lunedì 28 aprile.
Le condanne inflitte agli imputati vanno da un minimo di un anno e due mesi a un massimo di un anno e dieci mesi. Per solo uno di loro, accusato solamente del lancio di fumogeni, il gup ha concesso la messa alla prova, che dovrà essere formalizzata durante la prossima udienza, fissata per mercoledì 2 luglio.
I venti ultras – difesi dagli avvocati Andrea Ferrari e Alex De Anna – erano accusati insieme ad altri dieci ultras del Parma. A loro – a vario titolo – venivano contestati il lancio di materiale pericoloso (la partita fu sospesa per quattro minuti a causa dei fumogeni, ndr), la resistenza a pubblico ufficiale aggravata e le lesioni personali aggravate per il ferimento di un poliziotto.
I fatti, avvenuti sia dentro che fuori lo stadio Paolo Mazza, risalgono al pomeriggio del 13 maggio 2023.
Dopo una dura contestazione alla squadra all’interno dell’impianto di corso Piave, le cronache raccontano di un accenno di guerriglia urbana al triplice fischio all’incrocio tra corso Vittorio Veneto e via Cassoli, quando i tifosi iniziarono un fitto lancio di bottiglie nelle vicinanze del parcheggio ospiti, raggiunto forzando la cintura di steward e forze dell’ordine.
Immediato fu l’intervento degli agenti del reparto Mobile della Polizia di Stato, che riuscirono a sedare la situazione, prima che degenerasse ulteriormente. Anche se, in quella circostanza, un sovrintendente capo della polizia di Stato fu colpito da una cinghiata e trasportato all’ospedale Sant’Anna di Cona dove gli fu dato un punto di sutura.
“Su diciotto imputati che difendevo – ha commentato l’avvocato Andrea Ferrari – quelli assolti sono stati tredici. Non posso che essere quindi contento dell’esito del procedimento, anche se rimane il dispiacere per quelli che sono stati condannati, seppur consapevoli di alcune situazioni delicate. Tanto che avevamo chiesto la messa alla prova per alcuni, purtroppo non riuscendo a ottenerla. La richiesta comunque la reitereremo, una volta lette le motivazioni della sentenza, impugnando l’ordinanza e ricorrendo in Appello”.
articolo aggiornato alle ore 12.53 del 29 aprile 2025: il numero delle assoluzioni erroneamente riportato era di tredici
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