Al cordoglio del presidente degli studenti per la scomparsa del Santo Padre, poi, si è aggiunto quello di Fatma Carrara, vice presidente dell’Anmig, che lo ha ricordato come “un Papa innovatore e di speranza”. In seguito, Carrara ha proseguito il discorso sulle celebrazioni del 25 aprile, un discorso tratteggiato dalla parola “emozione”. Emozione per essere la “prima donna nella nostra città a ricevere l’incarico di parlare a nome delle associazioni combattentistiche e d’arma“, ma anche emozione per la recente scomparsa del marito nonché presidente onorario di Anmig, Giorgio Pancaldi, “che poteva essere l’oratore al mio posto”. Emozione perché “l’autentico momento che unisce è quello della difesa della Costituzione della nostra Repubblica, nata dalla liberazione della nostra Patria dall’occupazione nazista”.
Un’emozione che riserva una punta amara alle vicende geopolitiche dei nostri giorni: “Voglio ricordare quanto scriveva Tina Anselmi: la nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non consiste soltanto nelle libere elezioni, non è solo progresso economico. È giustizia, rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne, è tranquillità per i vecchi, è speranza per i figli. È pace. Ma la pace non c’è”. Questa assenza di pace va preparata, secondo Carrara: “Amici ferraresi, il messaggio che vi voglio lasciare è quello di preparare la pace, costruendo tutti i giorni la concordia e la pace fra uomini e donne di buona volontà, un appello che rivolgo soprattutto ai giovani, costruttori e animatori di speranza”.
Pace. Una parola di cui Roberto Cassoli, presidente dell’Anpi, conosce bene il senso profondo, un senso che è stato il principio ispiratore della lotta partigiana: “Siamo qui, e riprendo le parole del nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista, che, con la complicità dei regimi fascisti europei, consegnarono i propri concittadini a carnefici. Contro quei regimi sanguinari, nascono i moti di popolo, la Resistenza, una rivolta morale di patrioti, di partigiani, per il riscatto nazionale”.
Una lotta che, come ha ricordato Cassoli, non va ridotta agli ultimi mesi di scontri del ’45, ma che va fatta risalire a “venticinque anni prima, fin da quando lo squadrismo fascista aveva iniziato per le vie d’Italia la caccia all’uomo” e che ha tramandato fin ai giorni nostri i nomi di chi vi si è opposto: “Don Minzoni, Matteotti, Amendola, Gobetti, i fratelli Rosselli, Antonio Gramsci e tanti altri che ricordiamo tra le molte lacrime sparse per la nostra città”. A coloro che hanno
fatto proprio il valore dell’accoglienza, anche a rischio della propria vita, si contrapponeva però, come ricordato da Cassoli, chi si voltava dall’altra parte e a cui il presidente Anpi ha riservato le parole di Liliana Segre: “L’indifferenza porta alla violenza e l’indifferenza è già violenza”.
Uno scenario che, nonostante possa apparire anacronistico, nella realtà odierna è amaramente attuale: “Papa Francesco diceva che la guerra è sempre una sconfitta, ovunque si combatte. Le guerre sono inutili, inconcludenti, porteranno solo morte e mai alla soluzione dei problemi, mentre la pace si costruisce facendo esperienza di incontro, dialogo e accoglienza”.
“Pace, libertà e democrazia sono possibili” ha dichiarato il presidente della provincia Daniele Garuti, riflettendo su come questi ottant’anni di libertà e pace siano un unicum nella storia europea e invitando a riflettere se “siamo consapevoli che libertà e pace non cadono dall’alto, ma richiedono il contributo di tutti noi quali costruttori di pace”. “Preferiamo limitarci a deprecare l’assurdità della guerra ed esaltare in modo ipocrita valori che in realtà non viviamo?” si è domandato il presidente della provincia, che ha poi concluso: “Il 25 aprile non è solo una giornata in cui ricordiamo, ma viviamo, mettiamo in pratica e tramandiamo alle nuove generazioni i valori nei quali diciamo di credere e di riconoscerci”.
Valori su cui ha invitato a riflettere anche il prefetto Massimo Marchesiello, che vede nell’ottantesimo anniversario della Liberazione “un’occasione per riflettere sul significato profondo di quella lotta e sulle responsabilità che ci consegna”. In conclusione, il prefetto ha esortato a “non restare indifferenti, a non considerare la libertà un diritto acquisito, portando avanti un senso di riflessione e di slancio verso un futuro in cui la pace e la solidarietà non siano solo degli ideali”.
“Una ricorrenza molto importante – ha dichiarato il vicesindaco Alessandro Balboni – legata anche a una sensibilità molto forte che Ferrara ha rispetto a questa data. La nostra città è medaglia d’argento per il valore civile mostrato durante la Resistenza e quindi l’ottantesimo anno dalla caduta del regime fascista è un momento importante di raccoglimento e per sviluppare una memoria collettiva”.