Le avevano fatto credere – dall’altra parte della cornetta – che il figlio fosse in una situazione di pericolo, ma lei non aveva abboccato. Dopo essersi sincerata che il proprio caro stesse bene, infatti, aveva respinto quel tentativo di truffa telefonica, agganciando e lasciando a bocca asciutta chi stava cercando di raggirarla.
È la testimonianza di una donna, sentita ieri (martedì 22 aprile) – davanti alla giudice Rosalba Cornacchia del tribunale di Ferrara – come testimone nel processo che attualmente vede alla sbarra tre persone, un 45enne e una 39enne di Napoli e un 44enne di Carpi, con l’accusa di truffa in concorso.
A loro, la Procura di Ferrara contesta sette episodi avvenuti tra settembre e novembre 2019 principalmente ai danni di anziane 80enni.
Il modus operandi – secondo la ricostruzione avanzata dagli inquirenti – prevedeva che uno dei due uomini telefonasse alla vittima, presentandosi come ufficiale dei carabinieri o avvocato, facendole credere che un familiare fosse in una situazione di pericolo o fosse stato fermato e portato in caserma a seguito di un incidente stradale. E che per farlo liberare era necessario pagare una “cauzione”. A quel punto il complice si presentava all’indirizzo dell’anziana per riscuotere. Per muoversi utilizzava un’auto presa a noleggio dalla terza imputata.
In un primo caso riuscirono a convincere una signora a consegnare 800 euro in contanti, un bracciale e due collane d’oro. In altri casi convinsero la vittima di turno a dar lor 4500 euro, poi 2600, 3700, 500 euro e due bracciali in oro, ancora 3700.
Il processo tornerà in aula il 16 settembre.
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